Un tuffo nelle riserve orientate

Un tuffo nelle riserve orientate Gazzetta del Sud Tito Cavaleri Un paradiso da riscoprire. Fatto di sentieri e scorci panoramici mozzafiato. Luoghi di rara bellezza, a pochi passi dai centri abitati, ma che spesso neanche si conoscono. Di questi posti incantati la Provincia ne gestisce tre. Parliamo di grandi aree, ovvero le riserve naturali orientate: le montagne delle felci e dei porri (isola di Salina), i laghetti di Marinello e Capo Peloro. Zone affidate all'ente locale attraverso specifici decreti emessi dall'Assessorato regionale territorio e ambiente. Titolare della delega corrispettiva a Palazzo dei leoni è l'assessore ai Parchi e riserve, Gaetano Duca. Ed è lui ad accompagnarci lungo questi percorsi "protetti" verso cui – precisa l'assessore provinciale dell'Mpa – viene profuso ogni sforzo finalizzato alla loro valorizzazione. Ma proviamo ad addentrarci; andando per ordine, secondo le indicazioni degli stessi operatori ma anche in base ai dati forniti dagli uffici dell'assessorato, che per quanto riguarda le Riserve orientate fa capo alla dottoressa Maria Letizia Molino. le montagne delle felci e dei porri La riserva naturale ricade nei comuni di Leni, Malfa e Santa Marina dell'isola di Salina. Ha un'estensione di 1521 ettari. Di origine vulcanica, è caratterizzata da due sontuosi coni vulcanici: Monte Porri, alto 860 metri sul livello del mare, e Monte Fossa delle Felci, alto 964 metri che costituisce l'altitudine più elevata dei vari vulcani dell'arcipelago eoliano. Nel passato i due vulcani hanno determinato il nome greco dell'isola (Didyme-gemelle). L'area è caratterizzata da una notevole varietà di habitat (spiaggia, rupe, macchia mediterranea, zona boschiva). All'interno dell'area protetta sono state censite 480 specie botaniche, di cui ben tredici endemiche, cioè esclusive dell'isola di Salina. La Provincia, in accordo con il Comune di Malfa, ha realizzato un erbario eoliano con sede nell'omonimo comune per far conoscere le cosiddette emergenze botaniche che caratterizzano la riserva e l'interno arcipelago (specie rare, endemiche e a rischio estinzione). All'interno dell'erbario pannelli didattico-illustrativi, comprendenti le specie essiccate, cartografie e foto, tavoli espositori con frutti e semi, infine un archivio multimediale per offrire la possibilità a esperti ricercatori o a semplici appassionati un variegato ventaglio di conoscenze. Palazzo dei leoni di recente ha ripristinato la percorribilità di ben 13 sentieri storici pedonali che dai vari centri abitati consentono le sommità dei vulcani. I laghetti di marinello Ricade nel territorio comunale di Patti e si estende con un superfice di 378 ettari nell'arenile di Capo Tindari tra le rupi e la sottostante area lagunare, lungo la fascia costiera tirrenica. L'area protetta è caratterizzata da un sistema lagunare in continua evoluzione. Comprende cinque laghetti la cui origine risale a 200 anni fa. Ambienti che si sono rivelati ideali per il rifugio e la sosta di numerose specie di uccelli come la Garzetta, la Gallinella d'acqua, lo Svasso e l'Airone. Al centro visitatori dell'area protetta di contrada Locanda, la Provincia ha predisposto un allestimento museale riproducente le peculiarità floristiche e faunistiche e geologiche della riserva. La realizzazione è stata affidata all'Anisn di Messina (Associazione nazionale insegnanti di scienze naturali), che ha curato l'aspetto progettuale e operativo con particolare attenzione alla didattica sperimentale. La sala espositiva accoglie diorami riproducenti le falesie, la macchia mediterranea e gli ambienti lacustri della fauna tipica dell'area. Capo Peloro È costituita dai laghi di Ganzirri e Faro, dai canali di collegamento con i mari Tirreno e Ionio e dall'arenile esteso sino alla formazione dunale. Prima dell'istituzione quale riserva, l'area versava in condizioni di degrado per una problematica non risolte che si sono via via accumulate e stratificate negli anni. La Provincia con fondi previsti dai Por e talvolta anche con fondi propri ha realizzato una serie di interventi, con l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica finalizzate alla riqualificazione dell'area, come il ripristino delle chiuse e relative torrette, nella pulitura di fondali e specchi d'acqua. L'attività di vigilanza delle riserve è svolta quotidianamente – tengono a precisare dall'assessorato – con un occhio di riguardo nei confronti degli illeciti ambientali. Certo, una maggiore cura del verde non guasterebbe, soprattutto a Capo Peloro, così come sarebbe opportuno prestare maggiore attenzione, in termini di pulizia, nell'area di Marinello.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/21/2009

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