Processo Pumex, tre condanne

Processo Pumex, tre condanne Gazzetta del Sud Leonardo Orlando Barcellona Si è concluso con tre condanne e quattro assoluzioni il processo sull'attività estrattiva illegale nelle cave di pomice gestite dalla "Pumex Spa" di Lipari in cui figuravano complessivamente sette imputati, tra componenti del consiglio di amministrazione e vertici tecnici dell'azienda. Il giudice monocratico della sezione di Lipari del Tribunale di Barcellona, Roberto Gurini, accogliendo le richieste avanzate nella requisitoria della scorsa settimana dal pubblico ministero Olindo Canali, che assieme al collega Francesco Massara aveva svolto le indagini, ha condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione l'industriale Vincenzo "Enzo" D'Ambra, in qualità di presidente e amministratore delegato del Cda dell'impresa pomicifera. Condannati ad 1 anno e 6 mesi di reclusione il capo delle squadre di operai che in azienda distribuiva gli ordini di lavoro, Enrico Lo Monaco, e un secondo dipendente dell'azienda, Eugenio Saltalamacchia. I tre imputati, riconosciuti colpevoli al termine del processo di primo grado conclusosi dopo un lungo dibattimento, hanno avuto concessa la sospensione della pena. L'assoluzione è stata invece decisa per il direttore tecnico di cava e di stabilimento della "Pumex" Francesco Galvagno (per lui il pm aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione) e per i tre componenti del Cda, l'avv. Romeo Palamara, Giuseppina D'Ambra (albergatrice e sorella di Vincenzo) e l'avv. Antonio Giuffrida. La loro posizione è stata considerata marginale rispetto alla gestione tecnica e alle decisioni operative effettuate all'interno dell'azienda estrattiva. Le assoluzioni sono state decise con le formule più ampie, «perché il fatto non sussiste» e, in alcuni casi, «per non aver commesso il fatto». La sentenza di questo primo grado di giudizio contiene inoltre nei confronti degli imputati riconosciuti colpevoli, condanne accessorie come il risarcimento dei danni al Comune di Lipari, anche per l'immagine, la cui quantificazione dovrà essere stabilita in sede di processo civile. Riconosciuto anche il danno in favore dell'associazione ambientalista Wwf che, nel processo, così come il comune di Lipari, si era costituita parte civile con l'avv. Anna Chiara La Cava che ha assistito entrambi gli enti. Le iniziali richieste di condanna del pm Olindo Canali erano state più pesanti: 3 anni e 6 mesi di reclusione e 400 euro di multa per l'industriale Vincenzo "Enzo" D'Ambra e 2 anni di reclusione ciascuno per il capo delle squadre di operai, Enrico Lo Monaco e per il dipendente Eugenio Saltalamacchia. Stessa condanna era stata chiesta anche per il direttore tecnico di cava e di stabilimento Francesco Galvagno che invece è stato assolto. Tutti gli imputati sono stati difesi dagli avv. Alberto Gullino e Luca Frontino. Le accuse che hanno generato il processo per la gestione e l'estrazione della pomice dalle cave di Acquacalda sono quelle di violazione delle leggi sulla tutela ambientale, e furto aggravato ai danni dello Stato. Seguono nelle originarie contestazioni mosse agli indagati dai due magistrati inquirenti i reati di invasione e occupazione di terreni al fine di trarne profitto; deturpamento di beni immobili e distruzione e deterioramento di bellezze naturali. L'inchiesta che ha portato alla richiesta di citazione in giudizio da parte della Procura di Barcellona è scaturita - il 31 agosto 2008 - con il sequestro giudiziario delle cave di pomice e delle aree circostanti su cui venivano stivati scarti di lavorazione industriale, residui di lapilli e inerti, oltre a materiali ferrosi. L'area industriale su cui la magistratura aveva fatto apporre i sigilli, che ancora permangono, è estesa per 1 milione e 300 mila metri quadrati ed è situata in località Porticello e Punta Castagna. Successivamente per una parte, quella relativa alle cosiddette scorie, la Cassazione aveva disposto il dissequestro classificando il materiale stivato come prodotto naturale frutto delle estrazioni dalla cava. Il sequestro era stato disposto perché la "Pumex Spa" stava effettuando «attività estrattiva abusiva di pietra pomice nell'area dell'ex cava di Porticello e la susseguente modifica morfologica della stessa area». Sarebbe inoltre stata riscontrata dalla magistratura l'assenza di una «prescritta autorizzazione» all'attività estrattiva, la distruzione o deterioramento di bellezze naturali, l'abbandono e il deposito incontrollato dello scarto dell'attività estrattiva abusiva depositata in località Punta Castagna. Per le contestazioni di furto aggravato l'autorità giudiziaria ha rilevato che tra il 20 gennaio e il 24 luglio 2007 «la "Pumex" si impossessava di rilevante quantità di pietra pomice di proprietà demaniale, sottraendola al demanio tramite attività di escavazione abusiva». Per la Procura, nonostante il blocco decretato dalla Regione anche in considerazione della dichiarazione dell'Unesco in favore delle Eolie patrimonio dell'umanità, nell'area si sarebbe proseguito nell'attività estrattiva.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/23/2010

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