No al Parco Eolie con Egadi e Pantelleria (1)

No al Parco Eolie con Egadi e Pantelleria (1) Riceviamo da " La Voce Eoliana " e pubblichiamo. Tuttavia precisiamo che il Consiglio comunale di Lipari resta in attesa del Ministro Prestigiacomo ( come annunciato lo scorso 17 luglio) per avviare la concertazione su una proposta di Parco che ancora non esiste: Gran parte dei lettori sicuramente avranno letto dei tagli della Finanziaria di Tremonti ai Parchi Nazionali, dove i finanziamenti statali sono stati ridotti del 50% e mentre viene messo in dubbio il futuro dei Parchi Nazionali esistenti, il Ministro dell'Ambiente promuove l'istituzione nella sola regione Sicilia di ben altri 4 parchi nazionali (Egadi, Eolie, Pantelleria ed Iblei), stanziando addirittura delle somme ridicole per dar vita a questi parchi. Per quanto riguarda il Parco Nazionale delle Isole Eolie, si avvia a nascere con una perimetrazione scellerata che ricomprende quasi l'80% del territorio, senza tener minimamente conto dell'elevato grado di antropizzazione delle isole di Lipari e Vulcano e senza la condivisione della popolazione locale, al solo fine di creare ulteriori poltrone da riscaldare. Con simili propositi e con una legge becera come la 394/1991, anche il parco delle Eolie, prima di nascere è destinato a diventare l'ennesimo carrozzone incompiuto, pronto ad aggiungere ulteriori vincoli al nostro già martoriato territorio. Infatti, quando nel 2007, il governo Prodi inserì l'istituzione di questi parchi nell'allora finanziaria, il centro destra gridò allo scandalo, oggi paradossalmente è proprio il centro destra che spinge per creare nuovi parchi a fondi zero; piuttosto che concentrare le poche risorse per quelli esistenti, ne crea altri, con il rischio di far collassare l'intero sistema delle aree protette italiane. In Italia i parchi sono sempre stati considerati dei feudi politici, dove non si accede per meritocrazia, ma solo se si rientra nelle grazie del ministro di turno, trasformando gran parte di questi gioielli naturalistici in dei veri e propri carrozzoni gestiti male e mantenuti peggio e tutto ciò va a ripercuotersi inesorabilmente sulle popolazioni e sulle economie locali. Allo stato attuale e con i tagli per il 2011, operati dalla finanziaria di Tremonti, una buona parte dei parchi italiani rischia la definitiva chiusura. La sola strada percorribile che appare all'orizzonte sembra LA PRIVATIZZAZIONE. L’idea della privatizzazione era venuta alla Prestigiacomo già nel 2008. La motivazione era che le aree protette fossero dei semplici “poltronifici” che non giovavano in alcun modo al Paese e, per risolvere questa situazione, la proposta era di creare delle fondazioni private per la gestione dei Parchi e delle loro iniziative. Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli in un suo recente comunicato dichiara: “Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo è in clamoroso ritardo rispetto alla norma che taglia i fondi ai Parchi nazionali, decretandone di fatto la chiusura. Il ministro sarebbe dovuto andare da Berlusconi e mettere sul tavolo le sue dimissioni nel caso in cui questa norma vergognosa non fosse stata eliminata dalla manovra". Lo stesso Bonelli aggiunge: "Ma forse è più legata alla sua poltrona che alla sopravvivenza dei Parchi italiani". “Questa norma è solo propedeutica alla privatizzazione delle aree protette italiane che sono un boccone prelibato per le speculazioni. E' dal Dpef del 2008 che Tremonti prova a dichiarare gli Enti Parco Enti inutili. A luglio dello stesso anno, poi, fu proprio il ministro Prestigiacomo a proporre la privatizzazione dei Parchi. Il centrodestra ha storicamente tagliato le risorse a favore di questi enti”. Ma chi ci guadagna se il Governo sceglie di non finanziare più i Parchi con fondi pubblici e di svenderli ai privati? Secondo Antonio Nicoletti, responsabile di Legambiente: ''Non i cittadini, che ad oggi delle proprie tasse vedono spendere in questo capitolo non piu' dell'equivalente di un paio di caffe' l'anno. Penso invece alle ecomafie, ai clan del mattone, considerando che sono state 28 mila le case abusive tirate su nel 2008 ed e' stato registrato un numero impressionante di illeciti urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio paesaggistico del Paese''. Probabilmente in questo modo i parchi vengono considerati una possibile fonte di business per fondazioni e altri enti privati che, ancora più probabilmente, si occuperanno in prevalenza di incentivare il turismo, con ogni mezzo, piuttosto che tutelare l’ambiente e l’unicità delle aree protette italiane, i possibili scenari, lucrando sulle nostre bellezze naturali, sono infiniti, primo fra tutti edilizia senza freni, ecomostri, strade asfaltate da adagiare ovunque per permettere a qualsiasi turista di raggiungere i punti più inaccessibili ecc.. Molti speculatori ma anche la criminalità organizzata, in quanto al sud la mafia oggi tende ad infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica, hanno già fiutato l'affare e se ciò dovesse verificarsi, significherebbe aver svenduto le nostre amate isole a chissà quali soggetti, pronti a spremere quattrini da ogni angolo per gonfiare le proprie tasche, infischiandosene delle esigenze delle popolazioni locali e della tutela ambientale. (segue)

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 9/21/2010

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