Approvata la riforma elettorale

Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Abolito il voto di traino. Dal gennaio del prossimo anno, per essere eletti sindaci o presidenti delle province regionali bisognerà ottenere più voti degli altri candidati. Resta il voto disgiunto, ma dovrà essere espresso sulla stessa scheda in cui si esprime anche la preferenza per il candidato consigliere. L'Ars, ieri sera, infatti, ha approvato, con 47 si, 15 no e 2 astensioni, la riforma elettorale per gli enti locali. Hanno votato a favore i deputati del Pd, del Mpa, dell'Udc e dell'Api. Si sono pronunciati contro i deputati del Pdl e del Fds, hanno dichiarato di astenersi quelli del Pid e l'on. Di Benedetto del Pd, che avrebbe, fra l'altro, preferito la doppia scheda per l'elezione dei sindaci e i consiglieri. Ha abbandonato l'aula per protesta l'on. Cateno De Luca, che è anche tornato ad iscriversi al gruppo misto, lasciando il Pdl, al cui gruppo si era iscritto per ottenere l'approvazione dell'emendamento da lui proposto, per cui avrebbero dovuto dichiararsi ineleggibili i deputati dell'Ars intenzionati a candidarsi alla carica di sindaco di comuni con più di 20 mila abitanti. L'emendamento, infatti, facendo riferimento al comma 3 dell'art. 9 dello Statuto, è stato ritenuto improponibile perché avrebbe dovuto essere inserito in una specifica legge riguardante l'elezione dell'Ars e non i consigli comunali e provinciali. Inizialmente, sempre per protesta, De Luca ho occupato la tribuna parlamentare, minacciando di bloccare i lavori d'aula, poi, di fronte ai richiami del presidente di turno Santi Formica, prima di essere espulso ha preferito andarsene, accusando la "casta" di essersi fatta una legge "per salvaguardare i propri interessi. A scrutinio segreto, inoltre, con 38 voti contrari (chiaramente bipartisan) e solo 28 a favore, è stato bocciato l'emendamento delle deputate Concetta Raia (Pd), Marianna Caronia (Pid) e Giulia Adamo (Udc) che avrebbe dovuto consentire il voto di genere. La gran parte delle donne tra il pubblico che seguivano i lavori parlamentari, hanno applaudito ironicamente quei parlamentari che, come hanno sottolineato le tre deputate, "non avendo il coraggio di pronunziarsi contro pubblicamente" avevano chiesto il voto segreto. Alle donne resta la "consolazione" che nelle liste elettorali il 25 per cento dei candidati dovrà appartenere al genere femminile. Come è noto questa legge, anche grazie al "sacrificio" di Cateno De Luca, che iscrivendosi, seppur "temporaneamente" al gruppo del Pdl aveva costretto i capigruppo della maggioranza a scendere a patti con l'opposizione, è il frutto di una piuttosto "vivace" trattativa, per cui la maggioranza ha dovuto cedere su alcuni punti e accettarne qualche altro che, indubbiamente, nel prossimo futuro comporterà nuove modifiche. La trattativa si è protratta così a lungo che per ben tre volte si è dovuta rinviare la seduta. In pratica, fermo restando il principio per cui, per l'elezione del sindaco, non varrà più il voto di traino, si avranno, però, tre diversi sistemi di elezione. Si voterà con il maggioritario nei comuni fino a diecimila abitanti. Si voterà, invece, con il proporzionale in quelli con oltre quindicimila, dove in caso di mancata elezione a primo turno, si procederà al ballottaggio fra i due candidati più votati. Il Pdl ha, però, ottenuto che nei comuni della fascia tra diecimila e quindicimila abitanti non ci saranno ballottaggi e sarà proclamato eletto il candidato che avrà ottenuto più voti. IL Pdl has anche ottenuto che la legge non sia applicata in occasione delle amministrative del 29 maggio, ma slitti al prossimo anno. Il maxiemendamento portato all'approvazione dell'aula si articola in 26 articoli, fra cui quello che prevede anche l'elezione diretta dei presidenti di circoscrizione. Non si ripristina, invece, come previsto nel testo originario del disegno di legge, il referendum popolare sul sindaco. Ed è salata anche la norma che vietava la possibilità per i parenti dei consiglieri, fino al quarto grado, di diventare assessori. I presidenti dei consigli potranno essere sfiduciati, ma occorrerà il 65% dei voti. Quello di Cateno De Luca, assolutamente insoddisfatto della legge approvata, è il quinto cambio di gruppo parlamentare. Eletto nelle file del Movimento per autonomia, è passato al gruppo misto, dove è tornato dopo una breve presenza' in Forza del Sud come capogruppo. Qualche settimana fa l'adesione "tecnica e temporanea" al Pdl, con il solo scopo di cambiare gli equilibri decisionali all'interno della conferenza capigruppo. "Abbiamo fatto una buona legge, migliore di quella che c'era", ha dichiarato Antonello Cracolici, presidente del gruppo PD all'Ars, a proposito dell'approvazione dell'articolato del ddl di riforma elettorale per gli enti locali. "Avere introdotto il voto confermativo per sindaco e consigliere- ha aggiunto - significa introdurre una significativa dose di consapevolezza' nella scelta dei nostri sindaci. Il PD ha lavorato bene insieme alle altre forze di maggioranza e ha dialogato, come era giusto che fosse, con l'opposizione. Con questa legge - conclude Cracolici – dovremo tutti lavorare per avere candidati migliori, e sindaci migliori". "Il passaggio tecnico al gruppo parlamentare Pdl per far saltare il ricatto del Pd di Cracolici – ha commentato - non è servito a restituire dignità al parlamento siciliano sulla parità di trattamento tra deputato regionale ed amministratore locale". Prima della legge elettorale è stata votata e approvata all'unanimità, con 63 voti a favore e nessuno contrario la legge sulla trasparenza.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 3/24/2011

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