Michele Merenda
SALINA – Nei giorni scorsi è stato liberato nei cieli di Salina, nella zona di Leni denominata “Vallone Croce”, un esemplare di falco della regina. Il volatile, che in origine presentava un trauma al capo, più di un mese fa era stato consegnato da alcuni isolani al centro di recupero dell’Azienda Foreste di Messina. Il centro è a sua volta gestito dall’Associazione Mediterranea per la Natura, il cui responsabile sanitario è il dott. Fabio Grosso. Un’operazione molto importante, visto che esistono poche colonie di questi animali nel Mediterraneo. Una molto nutrita si trova proprio a Salina; ne esiste un’altra più ridotta a Filicudi e poi una ancora nell’isola di S. Pietro, in Sardegna. «Questa specie di falco – ci ha spiegato il dott. Grosso – nidifica nelle pareti scoscese, a picco sul mare. Il periodo della nidificazione è proprio questo, verso fine estate, e coincide con la caccia alle altre specie migratorie. Tra le particolarità del falco della regina c’è da registrare che, a differenza di tutti gli altri, non caccia da solo bensì in colonia. Noi spereremmo di non essere mai contatti per questo genere di interventi, ma ultimamente abbiamo curato tre falchi in pochissimo tempo: uno proveniente da Salina e due da Filicudi. Sarebbe comunque importante che la gente si sensibilizzasse e capisse l’importanza che questi animali hanno per l’intero ecosistema. Tanto per fare un esempio – ha continuato il responsabile –, il falco caccia naturalmente degli animali che altrimenti potrebbero diventare invasivi. L’uccello che abbiamo liberato a Salina aveva anche un pallino nel corpo, ma non sono in grado di dire se il colpo è stato sparato sull’isola o durante la migrazione». Il falco della regina, infatti, migra vero il Madagascar, per poi tornare nelle Eolie. «Purtroppo – ha concluso Grosso – vi sono molti pericoli per questi predatori, derivati in primis dagli uomini. Un tempo c’era chi si arrampicava per rubare le uova dai nidi e poi rivenderle ai falconieri; oggi, invece, esistono tanti elementi di disturbo che rischiano di comprometterne l’habitat. Spero che la situazione venga sensibilizzata anche a livello politico e che magari siano presto emanati dei decreti appositi per la loro tutela».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 9/1/2011
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