Al Salinadocfest i filmati della rivoluzione araba

Al Salinadocfest i filmati della rivoluzione araba Michele Merenda SALINA – È partita martedì la quinta edizione del SalinaDocFest, festival del documentario narrativo diretto da Giovanna Taviani, che quest’anno ha come tema: “Confini ed Orizzonti”. Prima del concorso internazionale vero e proprio, dove saranno presenti sette anteprime nazionali e due mondiali (con pellicole proveniente da Italia, Palestina, Egitto, Libano, Francia ed Argentina), la manifestazione si è aperta con la sezione “Italia.doc” dedicata al documentario italiano. Un’occasione per poter osservare determinate situazioni sociali (riguardanti soprattutto la convivenza) da diverse angolazioni. Il premio finale, in questo caso, sarà assegnato da un giuria popolare. Il festival, che prevede anche delle esibizioni musicali, è stato simbolicamente aperto dal gruppo di Mario Incudine, siciliano amante delle proprie tradizioni e fautore di un folk parecchio duro e trascinante. Intanto è partita anche la nuova sezione dedicata alla “Finestra sul Mediterraneo”, che quest’anno ha come tema “La primavera araba”. «Questa è una novità che rimarrà stabile per tutte le prossime edizioni – ha puntualizzato la stessa Giovanna Taviani –. Desidererei che il festival di Salina diventasse davvero una finestra sul Mediterraneo, una sorta di grande archivio. Non potevamo che aprire con la primavera araba, facendo omaggio alla produzione documentarista di Hichem Ben Ammar, uno dei cineasti più noti della Tunisia che sarà presente a Salina, il quale è riuscito in tempi di regime a fare documentari, cosa per nulla facile. Raccontando altre storie, in tutti questi anni ha documentato le realtà di un intero paese. Il documentario ti permette di attuare una sorta di “esercizio del sospetto”, inteso in senso di critica. Come mito questo regista ha il nostro Vittorio De Seta, per dire come siamo vicini nelle attitudini. In uno spazio serale che fungerà da dopo-festival – ci ha spiegato la direttrice artistica –, come nelle vecchie comunità quando ci si raccoglieva davanti ad un focolare, proietteremo dei brevi corti di filmaker tunisini presenti anch’essi sull’isola. Vedremo degli estratti che vanno dai cinque ai quindici minuti sulla rivoluzione araba. Documenti che hanno un grande valore dal punto di vista della cronaca, in quanto spesso filmati anche con semplici telefonini direttamente sul campo. Insomma, la primavera araba raccontata dai giovani. E ricordiamo sempre che Franco Battiato darà un suo omaggio suonando alcuni brani al pianoforte». Ma l’attesa a Salina è anche per la tappa del 23 di Vinicio Capossela, che col tour della sua ultima fatica discografica, il doppio “Marinai, profeti e balene”, porterà sicuramente numerosissimi visitatori. «Devo constatare – ci ha spiegato la Taviani – che con questo grande concerto, per quanto riguarda i primi cinque anni del SalinaDocFest, il cerchio si chiude. Proprio durante la prima edizione, infatti, venne eseguita una rappresentazione teatrale intitolata: “La nave fantasma”, dedicata alla tragedia del natale 1996 nelle acque di Portopalo (Ag), in cui venne passata sotto silenzio la morte di tantissimi profughi. Non ho mai smesso di ascoltare “Santissimi dei naufragati” di Vinicio Capossela, pensando al film di finzione a cui sto lavorando – ci ha rivelato in anteprima assoluta –, ispirato al romanzo-inchiesta “I fantasmi di Portopalo” di Giovanni Maria Bellu. Ho quindi scritto una lettera in cui chiedevo con tutto il cuore all’artista nato ad Hannover (ma d’origine irpina) di venire a Salina. Da allora non ho mai smesso di sognare. Gli specificavo che ero interessata soprattutto alla sua figura di intellettuale dalla profonda statura morale, considerando i suoi testi alla pari delle riflessioni di Vincenzo Consolo sul Mediterraneo, per citare uno dei nostri ospiti. Insomma, la mia anima è cresciuta con lui Ed alla fine, con mia grande gioia, ha accettato».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 9/22/2011

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