Tra i fondali delle Isole Eolie si nascondono dei tesori dal valore storico incommensurabile. Nel corso degli anni è stato recuperato, grazie a scavi condotti a partire dagli anni ’60 e a recuperi occasionali, materiale archeologico che proviene da circa venti relitti di navi. Queste imbarcazioni sono affondate perché, sorprese da venti improvvisi durante la loro navigazione, sono entrate in collisione con le scogliere o sulle secche in zone particolarmente pericolose delle Isole Eolie (ad esempio, la secca di Capistello e quella del Bagno a Lipari, la secca di Capo Graziano a Filicudi o gli scogli delle Formiche a Panarea). Inoltre, nei fondali dell’Arcipelago Eoliano è possibile trovare reperti che provengono dalle aree di discariche portuali o da punti di approdo, come la baia di Pignataro di Fuori a Lipari di fronte al Monte Rosa: da questo punto le navi che sostavano tendevano a scaricare vasi fratturati o anfore. Presso il Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari “Luigi Bernabò Brea” al centro della sala dedicata all’archeologia sottomarina, si possono ammirare le anfore, ordinate in una composizione a piramide che ricorda la stiva della nave, rinvenute da uno dei relitti più ricchi trovati sui fondali delle Isole, per la precisione a Filicudi. All’interno di questa sala, inoltre, le ancore, le anfore e diversi tipi di vasellame sono esposti in ordine cronologico, a partire dall’età preistorica fino ad arrivare all’età moderna.
di Francesca Zampaglione
Data notizia: 12/23/2015
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