…Il Direttore della colonia, a seguito di ciò, fece sbarrare tutti gli sbocchi delle vie adiacenti a Marina Corta dalle guardie, dai carabinieri e dai soldati, facendoli ad un dato segnale di tromba scagliare sopra i coatti che vennero tempestati di pugni, calci, sciabolate, e per la reazione di alcuni, numerosi furono i colpi di pistola esplosi contro gli ammutinati. Fu un vero e proprio massacro nel corso del quale i feriti furono numerosissimi. Il capitano comandante il presidio, reiteratamente invitato, reiteratamente rifiutò di ordinare il fuoco ai suoi soldati; un tenente fece, di motu proprio, aprire le fila, per dare agio a quei poveretti di fuggire; ma la caccia continuò, per ore, in tutto il Paese. La ferocia e la libidine del sangue erano arrivati a tanto che, non avendo più coatti da ferire, alcune guardie (storico!) si dettero a sventrare, a sciabolate, cani e cagne. Coloro che si distinsero nella repressione furono il direttore Monachesi, il noto brigadiere Bonocore (ironia dei nomi) ed il maresciallo dei R. C., Ferrer. Ai responsabili dell’ammutinamento, moltissime ed assai gravi furono le condanne inflitte dall’autorità giudiziaria, mentre altre punizioni, pure assai pesanti, furono date allo stesso Direttore della colonia.”
Il domicilio coatto (spesso detto confino) era una misura di prevenzione prevista dall'ordinamento giuridico italiano fino al periodo fascista e a Lipari venivano confinati civili italiani e stranieri (soprattutto jugoslavi) per problemi per lo più politici. Era un provvedimento che poteva essere proposto dalle autorità di polizia ed imposto anche senza la necessità di un processo regolare e di una condanna per un reato effettivamente previsto nel codice penale ed effettivamente commesso. Fu abolito nel 1943.
Fonte: “La Lunga notte di Lipari” di Giuseppe La Greca
di Rosa Maria Ciulla
Data notizia: 3/3/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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