“Mentre tornavo, avevo scoperto dalla barca un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la chiamò Salina. Lì si produce il vino di Malvasia. Volli bere una bottiglia del celebre vino… È proprio il vino dei Vulcani, denso, zuccherato, dorato…”. Così parla Guy de Maupassant, nel 1890, ne “La Vita Errante”.
Il territorio dell’Arcipelago delle Isole Eolie è, infatti, arricchito ed addolcito dalla presenza di vitigni autoctoni caratteristici della zona. Ritrovamenti archeologici ivi rinvenuti sono testimoni di una tradizione eoliana nella viticoltura che risale a tempi antichi: vi sono anfore vinarie e monete antiche risalenti al V-IV secolo a.C. raffiguranti l’immagine di tralci e di grappoli. I vitigni autoctoni Eoliani sono la Malvasia delle Lipari ed il Corinto Nero. La superficie vitata si concentra, prevalentemente, nelle Isole di Salina e di Lipari, ricopre circa 160 ettari e le viti sono, generalmente, coltivate ad alberello.
La Malvasia delle Lipari può essere considerata il vitigno simbolo dell’Arcipelago Eoliano. L’uva dal quale nasce sembra essere originaria di Creta, mentre il nome fa riferimento al porto dal quale i vini ellenici partivano per le rotte del Mediterraneo: Monenvasia (che significa, porto con una sola entrata), località che sorge lungo la costa del Peloponneso. È stato proprio durante la prima colonizzazione greca che la Malvasia è giunta nelle Isole Eolie, presso le quali ha trovato le condizioni ideali per la sua produzione. I grappoli vengono raccolti, posti sui graticci e lasciati ad appassire al sole; una volta che le uve sono state disidratate naturalmente, si può ricavare il loro succo.
di Francesca Zampaglione
Data notizia: 11/5/2016
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