Cariolo si presenta in carcere

Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo È una vecchia storia, in città c'era la guerra di mafia. Molto vecchia. Eppure per questa storia il noto commerciante di pesce Placido Cariolo, che oggi ha 57 anni, due giorni fa s'è presentato spontaneamente davanti al portone del carcere di Roma-Rebibbia. Poche ore prima la VI Sezione della Cassazione aveva reso definitiva la condanna a 22 anni inflittagli nel luglio del 2007 dalla corte d'assise d'appello di Reggio Calabria nel processo bis per l'omicidio di Melchiorre Zagarella. Tecnicamente si tratta di una dichiarazione di inammissibilità su richiesta del sostituto Pg del ricorso presentato dal suo difensore, l'avvocato Giovambattista Freni, che lascia spazio «a un ricorso straordinario per Cassazione, se dovessero emergere errori materiali o di fatto, poiché a mio avviso abbiamo assistito ad una relazione molto ristretta da parte del consigliere relatore».Intanto sono da considerare "pena definitiva" i 22 anni inflitti a Cariolo per l'omicidio del ferroviere Melchiorre Zagarella, per tutti "Iole" e formalmente incensurato, che venne ammazzato davanti al Bar Patti, a Camaro, nel lontano 5 gennaio del 1981. Cariolo, all'epoca esponente dell'omonimo clan, è da sempre accusato di aver preso parte all'agguato. I giudici reggini che nel luglio del 2007 si occuparono della vicenda dopo un rinvio da parte della Cassazione, che aveva annullato una precedente sentenza ed aveva rimesso gli atti per un nuovo giudizio, confermarono in pratica la sentenza emessa dalla corte d'assise di Messina il 20 febbraio del 2003, che aveva condannato in primo grado l'uomo a 22 anni. Zagarella, di professione ferroviere, all'epoca – siamo in piena guerra di mafia – era ritenuto molto vicino alle "famiglie" cittadine. Alla base dei fatti di sangue avvenuti quell'anno secondo la versione di Sparacio vi fu l'ormai "storica" rapina all'Ufficio Poste-Ferrovia, che fruttò ben 600 milioni di lire. La partecipazione a quel colpo di persone "non autorizzate" creò parecchia tensione tra i clan cittadini, e soprattutto «fece adirare il boss Domenico Di Blasi», che ordinò alcuni omicidi. Dopo un agguato andato a vuoto contro Tommaso Nunnari, Placido Cariolo e Luigi Sparacio, ci fu la risposta del gruppo Cariolo (di cui Sparacio faceva parte) e ci andò di mezzo Zagarella. E secondo quanto ha raccontato l'ex boss Luigi Sparacio solo perché si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. La "risposta" del gruppo Cariolo si concretizzò con l'invio di tre "squadre" in città, con altrettante autovetture. Uno dei tre gruppi di fuoco, quella sera, a Camaro all'interno del bar, vide proprio Zagarella, «noto nell'ambiente perché svolgeva le funzioni di cassiere per il gruppo di Gaetano Costa ed aveva ottimi collegamenti con persone di un certo livello, tra cui alcuni politici. Sul momento decisero l'omicidio». Il ferroviere morì poi dopo tre giorni di agonia all'ospedale Piemonte. Zagarella era noto anche perché aveva una gamba di legno, la destra, a causa di un infortunio sul lavoro: più d'un pentito ha dichiarato che era munita di un vero e proprio sportello, dove l'uomo custodiva una piccola pistola e parecchio denaro.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 11/5/2008

Condividi questo articolo

 


Potrebbero interessarti...



Vetrina immobiliare

Casa padronale Lipari Pianoconte
Casa storica Lipari Casa storica Lipari
390.000
Monolocale con terrazzo Marina Corta Lipari Monolocale con terrazzo Marina Corta Lipari
105.000
Casa indipendente con giardino via Barone Lipari Casa indipendente con giardino via Barone Lipari
310.000
Casa Chiesa Vecchia Quattropani Casa Chiesa Vecchia Quattropani
265.000

Notizie e interviste dalla Capitale

dalla nostra Daniela Bruzzone

Le ricette

Bavette al pesce spada

Dalle nostre ricette ingredienti per 4 persone... scoprile!

Eolie Islands