XIII Domenica del Tempo Ordinario 28 Giugno 2009

XIII Domenica del Tempo Ordinario 28 Giugno 2009 XIII Domenica del Tempo Ordinario 28 Giugno 2009 Il mio breve pensiero sulla liturgia festiva vuole, in questa domenica, aiutarci a ben preparare la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Si tratta di una delle feste più antiche dell’anno liturgico, inserita nel Calendario già  nel IV secolo, come testimonia la “Depositio martyrum” (354). Questa solennità celebra i due “Principi” degli Apostoli: san Pietro e san  Paolo, uniti dallo stesso amore per Cristo, dalla stessa missione pastorale e, soprattutto, dalla comune morte cruenta subita a causa della fedeltà al Vangelo. Secondo un’antica e consolidata tradizione sulla via Ostiense a Roma, a circa trecento metri della Basilca di s. Paolo fuori le mura, avvenne l’ultimo incontro tra Pietro e Paolo, poi separati, per essere avviati al martirio. In questo luogo esiste oggi una lapide, posata nel corso dell’Anno santo 1975, che contiene in pochissime parole il ricordo dell’avvenimento: “Nei pressi di questo sito una devota cappellina in onore del Santissimo Crocifisso demolita agli albori del secolo XX per l’allargamento della via Ostiense segnava il luogo dove secondo una pia tradizione i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo vennero separati nell’avvio al glorioso martirio”. San Pietro venne condotto nell’antico circo neroniano, che all’epoca sorgeva dove ora è Piazza s. Pietro, per essere crocifisso. San Paolo venne condotto “ad aquas salvias”, nell’attuale zona delle Tre Fontane, sulla via Laurentina, per essere decapitato. In questa solennità siamo invitati a fare memoria grata al Signore per il dono dei due grandi apostoli da cui la Chiesa “ha ricevuto il primo annunzio della fede” (cfr Colletta della Messa) . Da un lato san Pietro, il pescatore eletto da Cristo per essere la “roccia” della Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,16), il discepolo scelto per essere il pastore del gregge (Gv 21,15-17), colui che è chiamato a confermare i fratelli nella fede e nella carità. Dall’altro lato san Paolo, cooptato da Cristo risorto nel collegio apostolico (At 9,1-16), per essere strumento eletto  dell’annuncio del Vangelo a tutte le genti. La Chiesa da sempre li ha voluti ricordare assieme, quasi a voler comporre in unità la loro testimonianza. S. Pietro e s. Paolo, con le loro diverse ricchezze, con il loro personale carisma, hanno edificato un’unica Chiesa. Si potrebbe dire che la fede della Chiesa, la fede di ogni comunità cristiana, dovrebbe ricalcare i tratti tipici dei due Apostoli: l’umiltà e la fortezza di san Pietro, l’entusiasmo e lo zelo apostolico di san Paolo. In particolare, guardando alla vita dei santi Pietro e Paolo noi ci accorgiamo ancora e sempre che la radice viva della fede e la sorgente autentica della missione della Chiesa è anzitutto, per usare un’espressione cara a Papa Benedetto, l’amicizia con il Signore Gesù. Pietro e Paolo sono stati grandi testimoni del vangelo in quanto anzitutto grandi amici di Cristo. Questo vale anche per noi: solo rinnovando giorno dopo giorno l’amicizia con Cristo, solo aprendoci costantemente al suo amore, noi possiamo essere annunciatori convinti e convincenti della Parola che salva. Si conclude in questo giorno lo speciale Anno Paolino, inaugurato dal Santo Padre Benedetto XVI proprio un anno fa. Ed è al Papa che oggi va il nostro orante pensiero. L’odierna solennità costituisce, infatti, un invito a rinnovare la nostra adesione incondizionata al successore di Pietro, il Papa. Egli, in quanto successore di Pietro e vescovo di Roma “è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 880). Il nostro amore per il santo Padre deve essere un amore filiale,  che si traduce nell’ascolto docile del suo magistero, e un’ amore concreto, che prende parte in maniera fattiva anche alla sua opera di carità nei confronti dei più poveri. Il nostro amore per il Papa deve inoltre comprendere anche la testimonianza e la proposta argomentata del significato del primato Petrino nella vita della Chiesa, in modo che tutti, anche i giovani e i ragazzi, colgano nel ministero del Vescovo di Roma per l’unità della Chiesa, un servizio indispensabile alla testimonianza della fede. In questo giorno poniamo sulle nostre labbra l’antico inno, sempre fresco ed attuale: “Orémus pro pontífice nostro Benedícto. Dóminus consérvet eum, et vivíficet eum, et beátum fáciat eum in terra, et non tradat eum in ánimam inimicórum éius”.

, a cura di Don Giuseppe Mirabito

Data notizia: 6/28/2009

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