Gazzetta del Sud
PALERMO- Fra il 1994 e oggi sono cinque i presidenti e gli ex presidenti della Regione Siciliana a essere coinvolti in casi giudiziari. Prima di Raffaele Lombardo, sono stati indagati e successivamente condannati Rino Nicolosi (Dc), Giuseppe Provenzano (Forza Italia), Giuseppe Drago e Salvatore Cuffaro dell'Udc. Per Provenzano e Cuffaro le inchieste della magistratura hanno innescato anche una crisi politica culminata con le dimissioni dalla carica.
In precedenza un altro ex presidente della Regione, Mario D'Acquisto, dc, era stato assolto nel processo per quella che era stata chiamata la «tangentopoli siciliana»: un sistema di finanziamento della politica collegato agli appalti di grandi opere pubbliche.
Un altro filone di quell'indagine ruotava attorno alla figura di Rino Nicolosi, che tra il 1985 e il 1991 aveva guidato sei governi regionali prima di essere eletto nel 1992 deputato nazionale.
Nel 1997 la crisi ha travolto Giuseppe Provenzano, finito sotto inchiesta per collegamenti con la cosca corleonese. L'inchiesta è stata poi archiviata perchè le accuse di essere vicino al boss Bernardo Provenzano, suo omonimo, erano state giudicate «generiche e prive di riscontri». L'ex presidente è stato però condannato a tre anni di reclusione con un altro presidente, Giuseppe Drago (che dopo la conferma della Cassazione è stato dichiarato decaduto dalla carica di senatore). Entrambi erano accusati di avere usato per fini personali i fondi riservati a loro assegnati. Le irregolarità erano emerse durante un controllo sulle spese per l'acquisto di lenzuola e corredi dell'appartamento presidenziale di palazzo d'Orleans.
Il caso più eclatante è quello di Totò Cuffaro, il primo presidente della Regione a essere condannato in primo grado a 5 anni e in appello a 7 per favoreggiamento di Cosa nostra nell'ambito del processo per le «talpe» alla Dda di Palermo. Secondo i giudici, Cuffaro sarebbe stato inserito in un «intreccio perverso tra interessi politici, economici, mafiosi e affaristici». Cuffaro era stato costretto a dimettersi nel gennaio 2008 dopo la condanna di primo grado e la diffusione di una foto che lo riprendeva con un vassoio di cannoli in mano. Per l'ex presidente, che ora è senatore dell'Udc, è cominciato a febbraio un altro processo nel quale è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma secondo la difesa l'accusa si basa sugli stessi elementi posti a base del processo per favoreggiamento.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/30/2010
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