Gazzetta del Sud
Palermo- Dopo settimane di rinvii, l'atteso vertice col premier Silvio Berlusconi sul caso del Pdl in Sicilia c'è stato e proprio nel giorno più incandescente per le notizie, rivelatesi poi infondate, su decisioni della Procura di Catania. Ieri a più riprese a Palazzo Grazioli si sono presentati Gianfranco Micciché, esponente dei "ribelli" protagonisti della scissione, e con lui il senatore Marcello Dell'Utri; dopo pranzo è toccato ai "lealisti" con i co-coordinatori regionali Mimmo Nania e Giuseppe Castiglione ma anche il presidente dell'Ars Francesco Cascio e il capogruppo Innocenzo Leontini.
Tra i due incontri, il pranzo con il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente del Senato Renato Schifani (anche se fonti di Palazzo Madama non confermano la sua presenza), Nania e Castiglione. Il risultato? Interlocutorio.
Con Berlusconi ad auspicare la riunificazione e Micciché disponibile ma a patto che sia fuori discussione l'appoggio al governo di Lombardo, perché il governatore è stato a suo tempo indicato dallo stesso Berlusconi, e poi eletto direttamente dai siciliani.
Al contrario i co-coordinatori, espressione dei "lealisti", oggi all'opposizione, ritengono che quelle premesse siano superate, travolte dalla virata a sinistra di Lombardo una volta accettato il sostegno del Pd che ha ribaltato il risultato elettorale premiante per il centrodestra, tanto da spingere Nania a sollecitare nuove elezioni. Posizioni ben note, che hanno visto il Pdl spaccarsi in modo clamoroso lo scorso anno già prima del voto sul Dpef, che comunque rappresenta il momento di svolta perché ha presentato metà Pdl contro e l'altra metà a favore.
Ne è venuto fuori il Lombardo-ter e l'appello ai deputati perché, al di là degli schieramenti si ritrovassero sul terreno delle riforme. Una spaccatura che ha lacerato sempre di più i rapporti tra l'opposizione ormai rappresentata dall'Udc e dal Pdl e all'interno di quest'ultimo tra i "lealisti" rimasti nella formazione ufficiale e i "ribelli" di Micciché promotore del nuovo gruppo denominato "Sicilia".
Al termine di questo accidentato percorso, oggetto anche dello scontro tra Berlusconi e il presidente della Camera Fini nella famosa direzione di partito di quindici giorni fa, sulla diaspora ecco l'intervento promesso del premier. Ma all'uscita da palazzo Grazioli, gli uni e gli altri hanno manifestato soddisfazione, riassunta in queste dichiarazioni:
Gianfranco Miccichè ha deciso di «rinviare ogni iniziativa politica» sul Partito del Sud e di «assumersi la responsabilità della riunificazione» del Partito delle libertà in Sicilia. La decisione dopo l'incontro «piacevole e positivo». E Miccichè aggiunge: «Sulla questione siciliana, Berlusconi mi ha chiesto di assumermi la responsabilità della riunificazione del partito e io gli ho dato la mia disponibilità, ma ho anche ribadito il mantenimento del patto elettorale, stretto due anni fa con i siciliani, condizione senza la quale non sono disposto ad immaginare alcun percorso di ricomposizione, che deve, invece, avere come scopo precipuo quello di evitare ogni possibile rischio di ribaltone. Abbiamo parlato anche di Partito del Sud e mi ha visto ancora convinto della bontà ed utilità del progetto. Tuttavia, mi ha chiesto di rinviare ogni iniziativa politica che vada in tal senso ed io ho acconsentito, cosicchè possa, in questo momento, concentrarmi sulla situazione siciliana. Ci rivedremo nei prossimi giorni - annuncia Miccichè - e affronteremo nuovamente il problema, cercando per esso la soluzione migliore».
Ma il co-coordinatore Giuseppe Castiglione replica: «Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che Miccichè abbia abbandonato il progetto del Sud e che lavori, come noi auspichiamo da tempo, all'unificazione del Pdl: un obiettivo al quale abbiamo lavorato, lanciando continui appelli. Il coordinamento regionale non è stato messo in discussione, ma se Miccichè dovesse rientrare valuteremo la riorganizzazione del partito assieme. Per il resto il Pdl nella sua collegialità, e in prima persona il presidente Silvio Berlusconi e le persone deputate - aggiunge Castiglione - decideranno sul rapporto con il governo Lombardo. Allo stato l'unico ribaltone che conosciamo è quello consumato ai danni degli elettori siciliani dal presidente Lombardo che ha tradito la volontà di chi lo votato».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 5/13/2010
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