Gazzetta del Sud
Vincenzo Bonaventura
MESSINA
Che cosa privilegiare? Un luogo d'arte (voluto da un ente pubblico, la Provincia regionale) che si apre nella e alla città? Oppure la mostra, "IDEARtE" che questo spazio ha inaugurato ieri (fino al 30 luglio)? O ancora l'oggetto-soggetto che è al centro della mostra, ovvero tutta roba da rottamare che diventa arte?In realtà tutte e tre le opzioni sono interessanti e segnalano qualcosa di nuovo e di "riciclato" nello stesso tempo. Quando il presidente della Provincia Nanni Ricevuto annuncia con legittimo orgoglio la nascita della "Loggia dell'Arte", cioè l'utilizzazione del portico di Palazzo dei Leoni che si affaccia su piazza Antonello, dichiara – e ne ha merito – che uno spazio perduto e inutilizzato finalmente trova una sua importante funzione. Quando si parla della mostra, il curatore Lucio Barbera ricorda in catalogo che essa nasce da tre mostre che Linda Schipani, artista e ingegnere, ha realizzato dal 2008 in poi, invitando molti artisti a misurarsi con l'ecoarte, o Trash Art, a seconda del punto di vista da cui si guarda, fino a realizzare quella che lei chiama "EcoLlection", termine dai molteplici sensi. "IDEARtE" è appunto un concentrato di quelle iniziative, che partivano da tre diversi materiali pronti a diventare spazzatura, resti dell'attività (elettrica) di famiglia della Schipani: bobine, lampade di pubblica illuminazione in pvc e pedane in legno grezzo. "Rifiuti in cerca d'autore" sono stati definiti e, messi insieme (22 artisti, tutti messinesi, e 25 opere), costituiscono un'idea (da cui il titolo della mostra) appunto nuova e riciclata.Insomma, idee e oggetti sono sottoposti allo stesso procedimento di rielaborazione, quasi a sfatare il concetto di "vecchio" fino a renderlo più obsoleto dei materiali che qui trovano una diversa esistenza. Ecco allora che la mostra nella "Loggia" è Ecoarte, anche nel senso – come dice l'assessore alla Cultura Mario D'Agostino – che nelle piazze e nelle strade è possibile respirare l'arte. E diventa una sorta di mostra-coro, concetto ben diverso da quello di mostra collettiva. Ha ragione Barbera nel definirla «un'unica installazione» che ci fa vedere come sia possibile «estetizzare il quotidiano».Certo le soluzioni trovate dai 22 sono distanti tra di loro e risentono di ispirazioni, stili e anche ironie diverse, come bene spiega in catalogo Katia Giannetto, anche considerando come unificanti progenitori Duchamp, il Dada e l'Arte Concettuale, «ma – aggiunge Barbera - l'insieme delle opere è come la fornitura di un occhiale per guardare diversamente ogni cosa».I 22 artisti sono Maurizio Amos, Guglielmo Bambino, Antonello Bonanno Conti, Francesca Borgia, Paolo Bossa, Nino Cannistraci Tricomi, Concetta De Pasquale, Massimo Di Prima, Cettina Di Seri, Enzo Fradà, Pippo Galipò, Marcella Gemelli, Andrea Gugliandolo, Puccio La Fauci, Pietro Mantilla, Claudio Militti, Elisabetta Origlio, Francesco Pafumi, Carmelo Pugliatti, Stello Quartarone, Loredana Salzano ( nella foto con Lucio Barbera), Linda Schipani. Un percorso di trasformazione che colpisce per il modo in cui in ognuno degli artisti la singola idea si fonde con quella che guida l'intera operazione. Per questo è impossibile dar conto delle preferenze personali, che pure ci sono. Ma un'eccezione posso farla perché la fa la mostra che a un solo artista consente tre opere anziché una. È Carmelo Pugliatti che presenta "Filo conduttore", "Le alte sfere" e "Ped A/I ne". Le prime due "giocano" con i significati e le parole e lasciano che venga a galla quella sorta di confusione che oggi sembra corrompere il mondo. Della terza, dal titolo riferito agli scacchi, spiega la Giannetto: «Un'enorme scacchiera con 24 pedane quadrate. Come in un grande gioco di dama, l'installazione presenta da un lato dodici pedine bianche e dall'altro dodici pedine nere, su tutte domina la rappresentazione di uno Stato». Come dire: è possibile oggi prendere sul serio uomini e Stati? Sembrerebbe di no. Forse è meglio riciclarli.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 6/24/2010
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