Gazzetta del Sud
Michele Cimino
Palermo
Approvato al Senato, non senza polemiche, l'emendamento salva-precari siciliani. I 22.500 dipendenti degli enti locali dell'isola che da oltre 20 anni lavorano con contratti a termine per gli enti locali, non solo non dovranno temere il licenziamento, ma si profilano ora possibilità concrete per una soluzione definitiva dei loro problemi.
Il voto in Commissione Bilancio al Senato era stato preceduto da un appello del presidente della Regione Raffaele Lombardo a tutti i politici dell'Isola. «Mi giunge notizia – aveva dichiarato - che, nonostante le assicurazioni del Governo, nella commissione Bilancio del Senato sarebbe scomparso l'emendamento che consente la continuità lavorativa ai 22.500 lavoratori precari degli enti locali siciliani. Non si tratta di violare il Patto di stabilità, né di chiedere un euro al Governo, ma, semplicemente – aveva aggiunto – di scongiurare che 22.500 persone, che lavorano, chi da 20 anni chi da almeno 10, siano condannati alla disperazione. So di qualche senatore siciliano, a palazzo Madama. Non finga di non accorgersene. Credo serva una mobilitazione di tutti, dal Governo regionale, all'Assemblea, ai sindaci, ai dipendenti degli enti locali perché, insieme, a Roma, si facciano valere le nostre sacrosante ragioni».
Al presidente della Regione, mentre in Sicilia già montava la polemica, ha replicato in serata il senatore Domenico Nania, vice presidente del Senato e co-coordinatore del Pdl in Sicilia. «Lombardo – ha affermato Nania - manipola deliberatamente la realtà. Per iniziare, vorrei ricordare al governatore siciliano che è proprio a causa sua se 22.500 precari hanno rischiato di andare a casa, in quanto, nella manovra regionale d'assestamento del dicembre 2009, all'art.17, la sua giunta faceva cassare il comma 4 dell'articolo 8 della legge regionale 14 maggio 2009, n.6, ovvero, faceva abrogare la famosa legge che consentiva la deroga al patto di stabilità regionale a favore dei lavoratori precari».
«Poi – ha aggiunto Nania – vorrei smentire il presidente Lombardo quando, con le sue dichiarazioni, lascia intendere che nella Commissione Bilancio del Senato sarebbe scomparso l'emendamento che consente la continuità lavorativa ai 22.500 lavoratori precari degli enti siciliani. La verità è un'altra. L'emendamento è stato semplicemente ritirato in commissione poiché il Governo, grazie alle pressioni dei senatori siciliani, l'ha fatto proprio e l'ha fatto riproporre in commissione dal relatore Azzollini, dove è stato votato ed è già stato approvato. Aggiungo, per rassicurare i precari – ha concluso Nania – che stiamo esplorando la possibilità di trovare una soluzione definitiva alla loro stabilizzazione».
Evidentemente, forse anche per i rapporti sempre più tesi, nessuno della maggioranza s'è preoccupato di avvertire Lombardo di quanto stava accadendo in Commissione Bilancio. Le conclusioni unanimi della direzione regionale del Pd, che apre all'Udc e invita Lombardo a dar vita al suo quarto governo, escludendo quanti hanno mantengono ancora dei rapporti col presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a partire dal sottosegretario Gianfranco Micciché, hanno, infatti, fatto crollare ogni residua speranza di chi riteneva ancora possibile un ritorno alla vecchia maggioranza, quella uscita dalle urne nel 2008, magari per tornare subito dopo alle urne e chiudere definitivamente la partita col presidente della Regione in carica e col suo Mpa. «Bisogna sedersi attorno a un tavolo – ha replicato al Pd Lombardo, che già alla vigilia, prevedendo le conclusioni della direzione regionale, s'era sentito in grado di escludere la fine anticipata della legislatura – e ragionare, al di là delle dichiarazioni singole ed estemporanee, e sottoscrivere un programma di riforme e di provvedimenti importanti».« È vero – ha aggiunto, utilizzando una metafora del calcio – la squadra ha bisogno di rincalzi, la strategia va cambiata, qualche giocatore va mandato negli spogliatoi perché è più forte di lui la tentazione di fare autogoal. Però, quello che conta è che, a fine partita, l'era dello sperpero, del saccheggio e della mala amministrazione venga irreversibilmente archiviata e dimenticata».
Per l'Udc, che dovrebbe essere invitato a far parte della nuova maggioranza, si è finora pronunciato il solo capogruppo al Senato Giampiero D'Alia, che ha invitato il suo partito a cogliere al volo l'apertura del Pd e il nuovo scenario in costruzione, paragonando un eventuale rifiuto a un suicidio. Le fibrillazioni, determinate dall'ormai evidente e imminente rimpasto della Giunta di governo, con relativo "aggiustamento" di maggioranza, si sono immediatamente ripercosse sull'attività dell'Ars, dove, essendo mancato per ben due volte il numero legale, è stato impossibile procedere all'esame degli articoli del disegno di legge con cui, per la ventottesima volta, si modifica la normativa sugli appalti pubblici.
Al presidente di turno, Santi Formica, alla seconda verifica negativa del numero legale, non è rimasto altro da fare che prendere atto di «un evidente imbarazzo tra le forze politiche» e rinviare i lavori d'aula ad oggi pomeriggio, con all'ordine: la discussione di interrogazioni e interpellanze in materia di «famiglia, politiche sociali e lavoro»; il prosieguo dell'esame del disegno di legge sugli appalti e l'esame del provvedimento concernente «interventi urgenti per i superstiti del nubifragio di Messina».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 7/7/2010
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