Lombardo "apripista" verso il terzo polo

Lombardo "apripista" verso il terzo polo Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Dichiarazioni programmatiche all'insegna della bagarre, con un Lombardo sorridente che, prima che la seduta fosse sospesa per la gazzarra provocata dai pidiellini e dagli udiccini di osservanza romaniana, li ha ironicamente applauditi, indirizzando loro un "bravi, bravi, ma bravi...". Gli epiteti di "ribaltonista" e "trasformista", rivolti al presidente della Regione, mentre, fra urla e grida alla Tarzan, cercava di illustrare il programma del suo nuovo governo, sono stati quelli più frequenti. Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, scampanellando in continuazione, ha più volte cercato di far tornare la calma ed ha perfino richiamato all'ordine per ben due volte ciascuno (al terzo richiamo si viene espulsi dall'aula) l'ex assessore regionale Nino Beninati e il vice presidente vicario dell'Ars Santi Formica, entrambi del Pdl. A distinguersi, fra gli "urlatori", nel tentativo di non far udire quanto Lombardo andava affermando, c'erano, però, anche il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini, il presidente della commissione Attività produttive Salvino Caputo (Pdl) e il vicecapogruppo dell'Udc Totò Cordaro. D'altronde, l'esordio di Lombardo, per quella parte dell'aula che si è attestata nella difesa del vecchio ordine, non era stato dei più amichevoli. «La prima riforma – ha, infatti, precisato - sarà quella che riguarda noi stessi, la Regione, per molti versi inefficiente e per altri parassitaria». Quindi, ha definitivamente sancito in aula il distacco politico della Sicilia da Roma in nome dell'Autonomia e la morte del bipolarismo. E, dopo avere lanciato uno strale al governo Berlusconi, per aver varato, mentre il Paese va in declino, una finanziaria di lacrime e sangue che alla Sicilia costerà più di un miliardo di euro, ha replicato a Leontini e a quanti dai banchi continuavano a chiamarlo "ribaltonista e trasformista", affermando, con chiaro riferimento a Leontini e al capogruppo dell'Udc Rudy Maira che «trasformista e ribaltonista è chi volta le spalle al proprio presidente eletto su mandato popolare. Trasformista e ribaltonista è chi non accetta una riforma sanitaria presentata dall'assessore alla salute, Massimo Russo, presentando piuttosto una controriforma. A Roma – ha aggiunto, riferendosi ai precedenti avvenimenti che avevano portato alla rottura dei rapporti prima con l'Udc e, quindi, con il Pdl dei "lealisti", che non avevano esitato a votare, insieme con il Pd, all'opposizione, il Dpef del governo - viene definito ribaltone un dissenso espresso al presidente del Consiglio e invece sarebbe coerenza a Palermo esercitarsi in un tiro al bersaglio al presidente della Regione e al programma?». Ne è seguita una gazzarra "disdicevole", per dirla con Lombardo, che ha indotto il presidente dell'Ars a sospendere la seduta. "Siete disdicevoli", ha, infatti, detto Lombardo, rivolto a Leontini e agli altri lealisti, mentre Cascio disponeva l'abbandono dell'aula. E ha subito avvertito: «Non riuscirete a fermarmi col chiasso e la violenza». Alla ripresa, facendo riferimento alla maggioranza che intende sostenere il suo governo, ha assicurato che andrà «fino in fondo per le riforme. In questa direzione - ha spiegato - ho incontrato sulla mia strada Pd, Mpa, Fli e Api. Per quanto riguarda l'Udc non ho capito: non vorrei che si aprisse un problema di simbolo. Sarà ciascuno dei deputati a decidere ciò che ritiene», ma il riferimento era ai deputati vicini a Giampiero D'Alia. «Stiamo vivendo – ha, poi, detto - un momento importante per la Sicilia. Ho avuto una sola bussola, quella dell'autonomia speciale e dell'interesse esclusivo e costante dell'Isola». Per Lombardo, questa Regione, così com'è strutturata e ingovernabile e l'entrata in vigore del federalismo di stampo leghista potrebbe essere letale. È come un elefante che abbatte gli alberi e si mette sotto i piedi tutto e tutti. Pretende di controllare ogni cosa, autorizza e nega anche l'aria che si respira. Un motore immobile che va smontato pezzo dopo pezzo. Vi sono troppe leggi, regolamenti, circolari che soffocano, frenano, rendono difficile la vita a chiunque, anche a quanti devono governare. Pertanto, intende delegiferare e decentrare». «Al decentramento federale – ha detto Lombardo – deve seguire il decentramento regionale. Come? Applicando lo Statuto. Alla scadenza del mandato le province devono essere sostituite dai consorzi dei comuni, razionalizzando, risparmiando e ridando poteri ai comuni, cui devono passare, in ogni caso, competenze e funzioni che sono attualmente attribuite alla Regione. Anche la presidenza della Regione deve essere alleggerita, un maniera che la capacità strategica spettante alla Regione sia meglio osservata, guidata, controllata e diretta». Il tutto dovrà tradursi in più poteri e risorse ai comuni. Il federalismo ha bisogno di decentramento, di trasferimento di poteri verso il basso, altrimenti diventa una operazione furba e anche controproducente». Dai decreti provenienti dal governo centrale per l'attuazione del federalismo non s'attende «rose e fiori. Saranno le regioni del nord – ha avvertito - a guidarlo, saranno le regioni ricche a dettare legge, perché sono politicamente, economicamente e culturalmente più forti». «Le regioni meridionali incapaci' - ha ironizzato - non gestiranno nulla o quasi, mentre nel Nord avverrà il contrario». A parere di Lombardo, quella che si profila è una sorta di "secessione" in nome del federalismo. Lo proverebbero le anticipazioni del Piano sul Sud, i cento miliardi annunciati, che non saranno però governati dalle regioni meridionali, ma dal governo centrale. «Che cosa aspettarci, dunque? Che il governo di Roma, a trazione leghista - ha sottolineato - affidi tributi e fisco alle regioni del nord e tratti, forse, sulle accise, laddove, come in Sicilia, sia possibile trasferire risorse a settori, come la scuole, che ne hanno bisogno. Il disegno è fin troppo chiaro. E se non c'è la fiscalità di vantaggio, da conquistare a Bruxelles, con l'aiuto di Roma, l'impresa, il commercio, l'economia meridionale, e siciliana in particolare, subiranno la concorrenza vincente della sponda Sud del Mediterraneo». «Il mio governo – ha concluso Lombardo - continuerà a dire molti no, a disturbare tanti addetti ai lavori. Metterà i bastoni fra le ruote quando sarà necessario. Giusto com'è avvenuto in passato, semmai con maggiore puntualità e libertà».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 9/22/2010

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