Nel quarto centenario dalla morte di Caravaggio abbiamo la possibilità di vivere una mostra inedita, in forma sperimentale e didattica, creata per ricostruire la bottega di Caravaggio. Titolo: "Caravaggio. La Bottega del Genio”.
L'idea nasce dal fatto che la tecnica esecutiva dell’artista - cioè in che modo Caravaggio realizzava i suoi splendidi capolavori - è ancora un mistero, nonché oggetto di studi specialistici.
Per cercare di capire meglio i suoi processi creativi ed entrare nei meccanismi delle sue composizioni e del suo singolare approccio alla realizzazione delle opere di sconvolgente modernità, nelle "Sale Quattrocentesche" di Palazzo Venezia è presentata un'ipotesi di allestimento dello studio di Caravaggio negli anni romani. L'ipotesi, basandosi sulle recenti ricerche, prende spunto dalle fonti contemporanee all'artista, da quelle letterarie quali Mancini, Baglione, Sandrart, Bellori a quelle archivistiche come l'Inventario delle robbe del 1605, che elenca i beni posseduti dal pittore. È da queste fonti, infatti, che è possibile ricavare alcuni dati fondamentali per capire la tecnica usata da Caravaggio sia per ricreare la luce che illumina i suoi modelli, sia per indagare i modi utilizzati per la loro riproduzione sulla tela, anche attraverso l'utilizzazione di strumenti ottici, quali specchi e lenti, di cui l'artista probabilmente faceva uso.
La mostra di Palazzo Venezia presenta le più importanti ipotesi avanzate dagli studiosi specialisti di questo argomento, tenendo presenti le conoscenze scientifiche dell'epoca di Caravaggio ed offrendo al visitatore l'opportunità per comprendere la lettura, in chiave documentale, della complessità del dipingere del grande Maestro lombardo, sia dal punto di vista tecnico che concettuale.
Sono messe in opera quattro ipotesi di ricostruzione delle tecniche esecutive di Caravaggio utilizzando come modelli sculture in vetroresina: dalla Canestra di frutta al San Girolamo scrivente, dal Bacchino malato alla Medusa.
Le prime tre ipotesi sono in relazione alla Canestra e si basano sul ricorso a lenti, fori stenopeici - un semplice foro posizionato al centro di un pannello che funge da obiettivo - e specchi per la proiezione del soggetto sulla tela come guida per l'esecuzione pittorica, ma soprattutto come mezzo per osservare la realtà.
La Magia Naturale di Giovan Battista della Porta è una delle fonti che può aver ispirato questo metodo. La canestra di frutta, presente nell'allestimento grazie a una ricostruzione realizzata in vetro resina sul modello originale, è proiettata su tre tele per verificare la diversa messa a fuoco dell'oggetto osservato.
La quarta ipotesi consiste nell'impiego di uno specchio piano, il cosiddetto specchio grande citato nell’Inventario delle robbe, usato come piano di riflessione per i modelli. Praticamente uno schermo di traduzione ottica bidimensionale della composizione scenica. Il visitatore può direttamente porsi al posto del pittore, vivere la scena visualizzando il modello nello specchio così come potrebbe averlo collocato Caravaggio nel mettere a punto la sua composizione, vedere accanto a lui la tela preparata con lo stesso tono e le medesime incisioni presenti nell'originale. Il modello, in questo caso, è il San Girolamo scrivente della Galleria Borghese, anch'esso realizzato in vetroresina in dimensioni naturali. L'uso dell'immagine riflessa per lo studio del chiaroscuro e dello scorcio viene illustrato e commentato attraverso i trattati di Leonardo, Leon Battista Alberti e Filarete.
"Caravaggio. La bottega del genio" nelle Sale del '400 a Palazzo Venezia, fino al 29 maggio.
, a cura di Daniela Bruzzone
Data notizia: 1/5/2011
dalla nostra Daniela Bruzzone
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