Dovere di cronaca (2)

Dovere di cronaca (2) segue Il giornalista Nicola Biondo ha concentrato la sua relazione sulla collusione tra mafia e forze dell’ordine, collusione che ha permesso alla mafia barcellonese di divenire un vero e proprio potere legale. «Senza la copertura delle forze dell’ordine – ha affermato Biondo – i mafiosi sarebbero solo monnezza, dei semplici servi!». Nel corso della manifestazione spazio anche alla testimonianza di due imprenditori che hanno coraggiosamente deciso di dire no al racket. Si tratta di Ignazio Cutrò e Valeria Grasso, rispettivamente di Bivona e Palermo. Particolarmente emozionante il racconto di Cutrò che ha concluso il suo intervento gridando alla platea quanto sia di gran lunga preferibile «morire in piedi che vivere in ginocchio». Infine spazio alle riflessioni di Sonia Alfano, una che, notoriamente, non le manda di certo a dire. Primo bersaglio l’intera amministrazione comunale di Barcellona e il senatore Nania, rei anche quest’anno d’aver commemorato la morte del padre con un giorno d’anticipo rispetto alla reale data dell’omicidio. «A volte l’ignoranza è ammissibile – ha sbottato – ma in certi casi bisognerebbe evitare di fare del male ed infierire». E poi un consiglio per tutti i politici di Barcellona: recarsi alla Prefettura di Messina e raccontare tutto ciò che sanno sull’omicidio Alfano e che negli anni hanno volutamente tenuto nascosto. Seconda stoccata alla magistratura locale, in particolare a Cassata che per il ruolo ricoperto «non poteva salutare per strada la moglie del boss latitante Gullotti. Ma il “rito peloritano” – ironizza – è questo: al mattino, in tribunale, magistrati, avvocati e imputati recitano ognuno il proprio ruolo; a pranzo si siedono tutti alla stessa tavola». Parole dure anche per il magistrato Olindo Canali «scappato senza prendersi le sue responsabilità». Lo stesso Canali che a detta della Alfano avrebbe rivelato della presenza a Barcellona, la sera dell’8 gennaio del 1993, di ROS, SCO e Sisde. Indignazione anche per diversi esponenti delle forze dell’ordine barcellonesi, tra cui un maresciallo dei carabinieri intercettato il giorno dopo l’uccisione di Alfano mentre ossequiava in una pescheria della città un certo “zù Filippu”, di cui poi si scoprì trattarsi di Santapaola in persona, nascosto a Barcellona sotto mentite spoglie. Ed infine il colpo di grazia, inflitto al noto avvocato barcellonese Saro Cattafi che secondo la Alfano sarebbe l’anello di congiunzione tra Cosa Nostra e i servizi segreti, esperto di armi ed esplosivi, indagato per le stragi del ‘92 ed orbitante intorno alla chiacchieratissima loggia massonica “Corda Fratres” tra i cui iscritti comparirebbero anche Nania, Cassata e Gullotti, tra i mandanti dell’omicidio di Beppe Alfano. Giuseppe Giarrizzo

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/10/2011

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