Gazzetta del Sud
Sebastiano Caspanello
«Non può essere il Pdl a rappresentare il centrodestra». Che Gianfranco Fini avesse chiuso col passato era cosa nota. Ieri, però, in un gremito Teatro Vittorio Emanuele, il leader di Futuro e Libertà è andato oltre. Ha chiuso una porta e ne ha aperta un'altra, battezzando, di fatto, il cosiddetto terzo polo, con la "benedizione" dei leader locali di Udc e Mpa, Gianpiero D'Alia e Carmelo Lo Monte. Che hanno applaudito, seduti in prima fila insieme ad altri esponenti dei due partiti, il presidente della Camera, nel giorno in cui Fli ha "esordito" a Messina con la prima di cinque convention che in tutta Italia lanceranno il partito nella scena politica nazionale, in vista del congresso costituente che si terrà a Milano dall'11 al 13 febbraio («che sarà aperto anche ai non iscritti, daremo una casa a chi sta perdendo la voglia di andare a votare»).
Alla manifestazione, ovviamente, oltre al presidente della Camera erano presenti in "forze" diversi esponenti di Fli, dal coordinatore nazionale Adolfo Urso al capogruppo alla Camera Italo Bocchino, dal coordinatore regionale Pippo Scalia a quello provinciale Giuseppe La Face, dai parlamentari nazionali Fabio Granata e Nino Lo Presti ai deputati regionali Marrocco, Aricò, Currenti, Fiorenza e Gentile, dagli assessori regionali Tranchida e Sparma ai consiglieri comunali Pergolizzi, Trischitta e Canfora. Ad aprire le danze, però, è stato il leader messinese dei finiani, il deputato Carmelo Briguglio, che non ha potuto non sottolineare «il grande significato politico della presenza degli amici dell'Udc e dell'Mpa. Questa è una fase di progettualità, il percorso è faticoso ma la meta è chiara». D'Alia, nel suo saluto, ha evidenziato la «sintonia» con Fli, fissando l'obiettivo: «Dobbiamo costruire un progetto politico che serva a questo Paese. Finora ha regnato la politica del capro espiatorio, che va chiusa come la fase della seconda Repubblica». Lo Monte ha invocato la chiusura di un momento storico «in cui affaristi e mercanti si sono annidati nelle istituzioni» e «una nuova gestione che ci veda molto più che alleati. E che punti sui giovani».
Già, i giovani. Il lavoro e quindi inevitabilmente le difficoltà che i giovani hanno nell'approcciarsi a questo mondo sono stati i temi portanti della convention di Fli. Convention aperta, non a caso, dalle testimonianze di quattro ragazzi, che hanno raccontato le rispettive storie di precarietà, di disoccupazione, ma anche di audacia, di voglia di osare e di scommettere. Certo è che il momento storico del Paese e del Sud in particolare non incoraggia. «La questione meridionale – ha esordito infatti Fini nel suo intervento – è una questione nazionale». Due le priorità individuate dal presidente della Camera: lavoro e legalità. «Non siamo più nella fase in cui si poteva spendere tanto, bisogna bandire la demagogia e individuare priorità. Tra queste, il lavoro è un tema sempre più al centro delle preoccupazioni. Non voglio demonizzare la Finanza, ma il baricentro dell'economia deve essere la produzione reale di ricchezza, ossia il lavoro. Sono finite le utopie del secolo scorso, capitale e lavoro devono essere alleati. E la Sicilia deve avere uno scatto d'orgoglio, dimostrare che è uscita dalla fase dell'assistenzialismo». In questo contesto «il federalismo fiscale può rappresentare un'opportunità, ma bisogna essere chiari nel definire quali sono le competenze statali e quali quelle regionali, senza zone d'ombra».
Sfiorato l'argomento Ponte sullo Stretto: «Specialmente nel Sud c'è un deficit infrastrutturale che va colmato. Al di là del Ponte, se non ci impegniamo a superare il divario in termini di infrastrutture come porti, aeroporti e strade, questo deficit non sarà mai colmato». La questione lavoro diventa spesso questione precarietà («è finita l'era del tempo indeterminato, ma i precari devono guadagnare più degli stabili») e si intreccia con i temi della riforma dell'Univeristà. «Ha tanti difetti, ma ha il pregio di affermare il principio della selezione meritocratica», ha detto Fini, mentre davanti al teatro protestavano gli studenti che hanno rimproverato a Fli il voto favorevole alla riforma. «Dobbiamo dire ai nostri figli: vai avanti se sei capace. Lo Stato non è più una mamma protettiva, emerge solo l'eccellenza». Fini ha chiuso esaltando il ruolo del Mediterraneo nel mercato globale, «l'orgoglio patriottico» e un «protagonismo siciliano» che deve attingere ricchezza dal suo giacimento più importante, «quello culturale».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/16/2011
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