Gazzetta del Sud
Salvatore Sarpi
Giovanni Petrungaro
«Ti accompagno io al Policlinico»; «Va bene, ci vediamo all'aliscafo». Due battute al telefono, giusto per organizzare la mattinata. Tra "Nino" e "Lillo", così come li chiamavano i tanti che li conoscevano, c'era una grande amicizia, nata tanti anni addietro quando Antonino La Rosa era autista di autobus e Malara, dipendente delle Poste in diversi uffici delle Eolie, giungeva sulla terraferma per recarsi a Messina.
Un rapporto che si è rafforzato negli anni al punto che per Lillo, l'amico Nino era il riferimento a Milazzo. Sapeva di poter contare su di lui sempre. E così ieri mattina, quando ha deciso di andare a Messina per far visita ad una delle sorelle ricoverate al Policlinico, ha chiamato l'amico che ha subito risposto: presente. All'arrivo di una delle prime corse mattutine dell'aliscafo proveniente da Lipari, Nino era già sul molo del porto mamertino ad aspettare Lillo. Il tempo di sorseggiare un caffè e poi in macchina sulla Mazda 2 che La Rosa teneva come una bomboniera per recarsi a Messina. Un viaggio tranquillo, l'arrivo all'ospedale e poi al termine della visita il rientro a casa. Quaranta chilometri percorsi tra una battuta e l'altra, come sempre. All'improvviso però è accaduto quello che nessuno mai poteva immaginare. E che ancora oggi appare difficile da ricostruire. Una tragedia che ha spezzato la vita di due persone che ancora credevano nei valori di un tempo. Due amici con lo stesso tragico destino.
La notizia dell'incidente si è subito diffusa a Milazzo e a Lipari. Nino La Rosa, pur abitando nella vicina Pace del Mela, passava buona parte della giornata dove era nato, al Capo. Aveva conservato l'amore per il mare e della pesca subacquea. Impegnato in cento cose, sempre pronto a mettersi a disposizione di chi aveva bisogno, disponibile al dialogo, come faceva quando era autista di pullman di linea o lavorava per le più importanti autorimesse sino all'ultimo impegno per l'Aias di Milazzo.
Sposato con Graziella Di Paola, era molto legato alle figlie Katia e Aliana. Di quest'ultima aspettava il prossimo matrimonio. Era particolarmente orgoglioso dell'attività giornalistica della primogenita, della quale amava conservare gelosamente gli articoli sulla "Gazzetta". Ed è stata proprio Katia che, avendo saputo di un incidente sull'A20, nel corso di una telefonata di servizio, ha dovuto apprendere bruscamente per prima che l'autista alla guida dell'utilitaria era proprio l'adorato papà. Un dolore senza fine che colleghi e amici non potranno lenire.
«A Milazzo trascorreva quasi tutta la giornata e soprattutto in estate rientrava a casa solo la sera – ricorda un suo amico autista, che opera nell'area del porto – quando vedeva tanti turisti arrivare nella nostra cittadina era contento. Si amareggiava quando assisteva a disservizi, come quelli per la stazione ferroviaria, e si offriva di accompagnare i turisti gratuitamente. Voleva insomma dare sempre una immagine positiva della città. Una persona generosa e altruista». Ieri sera a Pace del Mela, numerose persone hanno voluto condividere il dolore con la famiglia, che attende ancora di conoscere i dettagli della tragedia. I funerali si terranno verosimilmente giovedi, mentre domani dovrebbe svolgersi l'autopsia disposta dalla Procura.
Grande sconforto anche a Lipari, dove la notizia della morte di Elia Malara è arrivata nel primo pomeriggio. Un uomo mite e buono, così viene ricordato, Lillo, conosciuto e stimato da tutti per anni di intenso lavoro al servizio delle Poste nei vari uffici dell'isola. I più anziani lo ricordano sempre disponibile e gentile. Nelle ore non lavorative dava, sino a diversi anni fa, manforte alle sorelle (con le quali viveva) nella gestione di un negozio di generi alimentari proprio al centro del Corso Vittorio Emanuele. Lillo Malara era, inoltre, conosciutissimo nell'isola in quanto componente storico della Confraternita maschile di Maria SS. ma Addolorata nella quale ricopriva l'incarico di superiore. Sempre pronto e disponibile con tutti, era molto legate alle proprie sorelle e ieri mattina, nonostante le condizioni del tempo tutt'altro che buone, aveva deciso di spostarsi sulla terraferma per andare a trovare una di loro ricoverata a Messina.
Il suo rientro dopo qualche ora, evidentemente, era stato un segnale che tutto evolveva al meglio. Mai però avrebbe pensato che nel giro di pochi minuti, sarebbe dovuto tornare al Policlinico in condizioni talmente disperate che non gli hanno consentito di vincere la sua battaglia contro la morte.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 2/22/2011
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