Asp con i conti in rosso, Giuffrida rischia

Asp con i conti in rosso, Giuffrida rischia Gazzetta del Sud Natalia La Rosa Potrebbero essere – a breve e per la prima volta – applicate anche a Messina le rigorose regole imposte dall'assessore alla sanità Massimo Russo in merito alla responsabilità dei manager per la gestione economica delle aziende sanitarie e ospedaliere. L'azienda sanitaria messinese sarebbe in cima alla lista di quelle che hanno chiuso i conti in rosso. Non solo: il buco è di gran lunga superiore anche rispetto al disavanzo concordato con Palermo, che doveva limitarsi a 8 milioni di euro, mentre il passivo registrato dall'ente di via La Farina è pari a 26. Ben 18 milioni di gap che, dunque, potrebbero costare la poltrona (prima potrebbe essere commissariato e poi sostituito) al direttore generale dell'azienda Salvatore Giuffrida. Parla chiaro anche la relazione dei revisori dei conti dell'ente sanitario, che hanno nei giorni scorsi bocciato il bilancio – firmato anche dal direttore amministrativo Marco Restuccia e dal direttore sanitario Santo Conti – pur se non all'unanimità: solo due sui tre componenti dell'organo contabile hanno espresso parere contrario. Peraltro, lo stesso manager ribadisce di avere già trasmesso a Palermo dettagliati chiarimenti: «Abbiamo spiegato l'origine del deficit – evidenzia –. Sosteniamo fortissime spese per mantenere gli ospedali della provincia: una struttura come quella di Lipari o Mistretta ci costa come un grande ospedale cittadino. Inoltre, il meccanismo della mobilità passiva va a tutto svantaggio delle aziende sanitarie, beneficiando invece quelle ospedaliere. In ogni caso sono assolutamente sereno sul mio operato: non sono attaccato alla poltrona e non tremo di certo. Comunque, va ribadito che rispetto all'anno scorso abbiamo risparmiato 11 milioni sul personale, mentre abbiamo recuperato dal Ministero del tesoro ben 28 milioni di somme dovute». Conti non facili, quelli dell'Asp, dai grandi numeri e dalle altrettanto grandi questioni irrisolte. Prima tra tutte, quella relativa al personale, che figura tra le voci maggiormente incidenti sui capitoli di spesa. Sin dall'insediamento dell'attuale terna manageriale, il 1 settembre del 2009, è risultata infatti evidente una grande sproporzione tra i posti in pianta organica e i contratti a tempo determinato, molti dei quali al di fuori dei limiti previsti. Da allora, comunque, e di questo va dato atto al management, i numeri sono migliorati: ad esempio, l'attuale deficit di 26 milioni è già un buon risultato se si pensa che nel 2008 ammontava a ben 62 milioni. Un taglio netto è stato anche operato sul fronte del personale, con il taglio di ben 476 posti nella pianta organica approvata definitivamente a marzo scorso, passando dai precedenti 5524 agli attuali 5048. E infatti, per l'azienda messinese la valutazione dell'Agenas, l'agenzia ministeriale per i controlli in Sanità, è stata positiva in relazione al raggiungimento degli obiettivi sanitari. Ma per gli aspetti finanziari è tutta un'altra storia. E pensare che probabilmente per risanare i conti dell'ente sarebbe bastato – parallelamente ad una riduzione degli sprechi, è ovvio – avviare una serie politica di dismissione patrimoniale. Al momento infatti, l'azienda sanitaria si ritrova con diversi cespiti di grande valore ma che sono del tutto improduttivi: primo fra tutti l'ex ospedale Regina Margherita la cui vendita – accompagnata dalla creazione degli auspicati poli della giustizia e della cultura – avrebbe giovato davvero a tutti, all'ente proprietario, ma soprattutto alla città.

, a cura di Peppe Paino