Giuseppe Giarrizzo
Prosegue senza sosta il percorso iniziato ormai una decina d’anni fa da “Rete no Ponte”. Tra manifestazioni, convegni e dibattiti, cortei e sit-in, il movimento messinese è riuscito a darsi una fisionomia ben precisa e a sdoganare una voce “alternativa” fuori dai ristretti confini della città dello Stretto. Una voce autonoma, slegata dalla politica dei partiti ed orientata alla costruzione di un nuovo concetto di comunità che sappia ri-appropriarsi di un rapporto virtuoso e genuino con i propri territori. Così l’area dello Stretto diviene patrimonio comune da difendere dalla speculazione e dalla cementificazione selvaggia, attraverso l’esternazione, anche eclatante, di un dissenso che affonda le sue radici nella consapevolezza di dover combattere un sistema ormai consegnato allo strapotere dell’alta finanza, delle lobbies di mercato, delle banche, e avallato da una politica affaristica e lontana anni luce dalle vere esigenze dei cittadini. Da qui la necessità, in momenti diversi della storia del movimento, di alzare i toni della protesta, forzare le recinzioni dei cantieri, allestire presidi permanenti. Senza tuttavia tralasciare l’opportunità di fare squadra creando reti trasversali e di utilizzare l’arte, la musica e – perché no - il mito per arrivare dritti al cuore della gente, anche a quello dei più sordi. Questi gli ingredienti utilizzati da “Rete no Ponte” insieme a “L’Arsenale”, “Machine Works” e “Teatro Valle Occupato”, uniti nel collettivo “Quasivive”, per dar vita alla grandiosa “Mani-festa-azione” che solo qualche settimana fa ha animato Capo Peloro e, più precisamente, l’ex cantiere navale “Sea Flight” il quale, dopo essere stato ripulito e sottratto ad un’invasione selvaggia di rifiuti, ha assunto le sembianze di un grande teatro-museo all’aperto, pronto ad ospitare rappresentazioni artistiche d’ogni genere e a far rivivere l’antico mito messinese di Colapesce. Ecco come sottrarre un luogo alle lugubri forme del degrado urbano per riscoprirne l’anima e riconsegnarne la bellezza e le suggestioni ai suoi abitanti.
E sulla medesima direttrice, quella che pone al centro dell’azione la strenua difesa dei territori, si colloca l’incontro di sabato 5 novembre all’ex Guernica, organizzato dal popolo del “No” al ponte, con una rappresentanza dei comitati “No Tav”, impegnata in questi mesi a percorrere la penisola da nord a sud in un tour volto a spiegare le ragioni della “Valle che resiste”. Un’occasione per confrontarsi, scambiarsi opinioni, aprire canali di collaborazione, sentirsi uniti nel dar voce a quella grande lotta contro la militarizzazione dei territori.
Nel frattempo la società “Stretto di Messina Spa” ha presentato, venerdì 4 novembre, il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto all’Assessorato regionale all’Ambiente, in barba al veto posto dalla Comunità Europea che ha escluso l’opera dal “Corridoio 1”e alla mozione presentata dall’Idv e votata favorevolmente dalla Camera dei Deputati circa l’annullamento del finanziamento da 470 milioni di euro da destinare al ponte e contemplato nella finanziaria 2010. Ma la società ha precisato che si è trattato di un semplice incontro tecnico previsto dalla legge.
E intanto c’è grande attesa a Messina per il consiglio comunale straordinario di lunedì 7 novembre in cui si discuterà delle opere propedeutiche e funzionali all’opera e si deciderà la linea da adottare di fronte alla cancellazione delle opere compensative: pare si chiederà al sindaco di non firmare l’atto integrativo all’accordo di programma quadro.
Immediata la mobilitazione di “Rete no Ponte” che ha subito espresso l’intenzione di presenziare al consiglio comunale straordinario di lunedì e ha diramato un comunicato stampa in cui si legge che i consiglieri comunali di Messina hanno due possibilità: «asservirsi ad interessi estranei alla città, approvando un progetto che sfumerà come una bolla di sapone o renderà la città invivibile per più di un decennio; tutelare l’interesse della città, esprimendo un parere negativo su un progetto inutile e dannoso». I No pontisti, infine, fanno sapere di voler chiedere a gran voce la definitiva chiusura della società “Stretto di Messina” e la destinazione dei soldi del ponte alla messa in sicurezza dei territori, in particolare quelli di Scaletta, Giampilieri e San Fratello, ulteriormente mortificati dalla recente non assegnazione dei fondi per la ricostruzione, confermando il triste sospetto di uno governo incline a dividere gli italiani in cittadini di “serie A” e di “serie B”.
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 11/6/2011
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