Gazzetta del Sud
Michele Cimino
Palermo- Come da manuale. Non c'è governo siciliano la cui costituzione, o elezione, prima delle due giunte Cuffaro, non sia stata accompagnata da polemiche dichiarazioni di fuoco, talvolta rese di conti, minacce di scissione o, come nel secondo governo Campione, sgambetti tali da provocarne l'azzoppamento e la subitanea crisi irreversibile. Con l'elezione diretta del presidente della Regione, però, nessuno osa andare oltre le polemiche perché crisi vuol dire tutti a casa e nuove elezioni. E in quanto a polemiche, nessuno dimentica le critiche al primo governo Cuffaro, provenienti dal suo maggior sostenitore, il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè, che non esitò a definire il primo degli esecutivi non eletti dall'Ars, ma nominato interamente dal suo presidente, un «governo di basso profilo».
Questa volta, però, le critiche e le contestazioni al presidente della Regione Raffaele Lombardo vengono solo dal più scontato e da molti ritenuto il più dei suoi alleati, il segretario regionale dell'Udc Saverio Romano, costretto a ritirare la candidatura ad assessore di Nino Dina, per fare spazio al magistrato Massimo Russo. «Il metodo utilizzato da Lombardo per pervenire alla formazione della giunta - ha dichiarato - ci lascia insoddisfatti e rivela una debolezza, ossia l'eccesso di personalizzazione delle responsabilità, ma anche la rinuncia a quella collegialità che si rivelerà indispensabile per potere andare avanti». Da tale premessa ne consegue, a giudizio del segretario dell'Udc, che peraltro Lombardo aveva imposto come alleato in Sicilia del Pdl, nonostante la intervenuta rottura dei rapporti a livello nazionale tra Berlusconi, Fini e Casini, che ase Lombardo intende così inaugurare un percorso di governo in solitudine», non si può «che prenderne atto e fargli tanti auguri, ricordandogli, però gli impegni con l'elettorato che lo ha ampiamente votato». E, come prima azione annuncia la richiesta, alla prima seduta utile, di un dibattito in aula sui «fondi ex Fintecna, che dovevano essere impiegati per la realizzazione di infrastrutture in Calabria e in Sicilia e che, invece, secondo le intenzioni del governo serviranno a coprire i tagli dell'Ici, una misura, questa, che potremmo condividere, ma che non può essere sostenuta se a farne le spese è la crescita del Mezzogiorno». Altre critiche e polemiche, invece, sembrano discendere dalle lotte interne agli altri due partiti della coalizione e, soprattutto, ai vertici di Alleanza nazionale che, incuranti delle designazioni effettuate dai deputati dell'Ars, hanno imposto candidati diversi per le cariche assessoriali. I 12 deputati di An, che nei giorni scorsi hanno minacciato di scindere la loro posizione all'interno del Pdl, costituendo un loro gruppo parlamentare all'Ars che avrebbe dovuto chiamarsi "An-Pdl" sono stati, infatti, convocati a Roma dal coordinatore nazionale facente funzione Ignazio La Russa e dal coordinatore regionale Pippo Scalia. L'appuntamento è per le ore 13 di domani presso la sede centrale di Alleanza nazionale, in via della Scrofa. E, in quella sede, Ignazio La Russa, dovrebbe chiarire perché, sebbene i deputati siciliani di An all'Ars si fossero espressi a maggioranza per le candidature di Santi Formica e Salvino Caputo, il coordinatore nazionale abbia imposto per la carica di assessore gli onorevoli Luigi Gentile e Carmelo Incardona, dandone direttamente comunicazione alla stampa, in modo che la scelta divenisse irreversibile. Questo stato di cose, però, ha portato il riconfermato capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici a vaticinare una imminente caduta del governo di Raffaele Lombardo, addirittura prima di Natale. «Abbiamo aspettato un mese e mezzo - ha dichiarato - per veder nascere un governicchio che, almeno a giudicare dalle tensioni che ha prodotto nella maggioranza, rischia di non arrivare neppure a mangiare il panettone». Per Cracolici, inoltre, «il governo Lombardo nasce sotto il segno della paura: è stato dato fortissimo risalto alla presenza di due magistrati, quasi dovessero essere i "garanti della legalità". «Il giudizio espresso dall'on. Cracolici sul governo regionale è semplicemente offensivo, delle persone, delle forze politiche che rappresentano e dei cittadini che lo hanno votato, bocciando la proposta politica e il linguaggio di Cracolici e dei suoi compagni» - ha replicato il segretario regionale di Mpa Lino Leanza - L'unica paura che possiamo avere è rivolta alla demagogia, al pregiudizio e all'opportunismo. Sul piano della legalità e della produttività dell'azione di governo, i siciliani non prevenuti valuteranno l'operato della giunta alla luce degli effetti che produrrà».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 5/26/2008
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