Massimo Troisi, l’omaggio

Massimo Troisi, l’omaggio

«Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione
è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia
ad un animo predisposto a comprenderla». (Pablo Neruda)

 


Ventisei anni fa. E l’Italia perdeva il suo guaglione. Massimo Troisi se n'è andato un sabato afoso di ventisei anni fa, il 4 giugno del 1994. Era a casa di una delle sorelle, Annamaria, e dopo pranzo si stese sul letto, si sentiva affaticato. Aveva solo 41 anni, aveva appena finito di girare Il postino, per il quale sarebbe poi stato candidato all'Oscar. Se ne andò così, semplice come semplice era sempre stato.

Ecco, Il postino.Quella di Massimo Troisi è stata una vita alla ricerca della poesia della vita. E proprio a Salina, sul set de Il Postino la trovò, palesandosi nella bellezza dei luoghi e delle persone.

Stava male da tanto tempo, ormai, quando girò Il postino. Sul set poteva interpretare solo i primi piani, tanto era esausto. Ma lo voleva fare, ci teneva tantissimo a quel personaggio tratto dal romanzo del cileno Antonio Skàrmeta. L’ha voluto fare regalandoci un’interpretazione sofferta e commovente di un postino di una piccola isola del sud Italia, in cui soggiornò il poeta Pablo Neruda, esiliato dalla sua amata Cile. Tra i due nasce una forte amicizia, fatta di ammirazione e desiderio di conoscenza da un parte, e di affetto paterno dall’altra.

Il giovane si sentirà imprigionato in un posto in cui non vede un futuro, ma troverà nel poeta il mentore che aveva sempre sognato di incontrare: un uomo profondo, capace di esprimere i suoi sentimenti con parole magiche, che nessuno sull’isola ha mai pronunciato. E da questo incontro Mario imparerà a guardare il mondo con occhi diversi, sforzandosi di cambiare linguaggio e scoprendo la letteratura. Non è casuale allora che tra le scene più belle e commoventi del film ci sia quella in cui Mario, nel tentativo di raccontare l’isola a Neruda attraverso i suoni delle onde, del vento, del cielo stellato e del cuore del piccolo Pablito, rivela anche a se stesso la poetica bellezza e le ragioni per cui amarla.

L’isola di Salina, così come Procida, è una delle protagoniste del film, con le sue bellezze naturali mozzafiato: in tutte le scene in cui Mario/Massimo pedala per monti che costeggiano un mare color cobalto e in tutte le scene in cui i vari personaggi passeggiano o dialogano su una spiaggia sassosa, stretta tra il mare e una scogliera, caratterizzata da un buco nella parete rocciosa che la sovrasta.
La sua prorompente bellezza si conferma perfetta per catturare l’animo sensibile di Mario (Massimo Troisi), mentre dall’altra parte, come a fare da contraltare al paesaggio, c’è il suo volto, scarnificato già come un Cristo: calato profondamente nel personaggio (che interpreta magistralmente), ma che non riesce a nascondere i segni del suo malessere fisico. E così, il sorriso timido e semplice di Mario, illuminato dall’emozione di venire acclamato dalla folla un’istante prima di morire, si trasforma nella rappresentazione più sincera di questo attore napoletano: indimenticabile comico, dallo sguardo triste.
Era già un presentimento. Massimo ha salutato la vita appena 12 ore dopo aver chiuso le riprese de Il Postino.

Ciao Massimo, e grazie per averci lasciato la tua infinita, incomprensibile poesia…

di Rosa Maria Ciulla



Data notizia: 6/4/2016

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troisi - il postino - salina - procida - Neruda -



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