"Respingiamo l'omertà con-passione"

Riceviamo da Ornella Costanzo e pubblichiamo: Non al denaro, non all'amore né al cielo Il presunto assassino della povera Eufemia è un mio coetaneo. Ha 35 anni. Siamo cresciuti sulla stessa isola, forse ci siamo incrociati a scuola e abbiamo di certo molte cose in comune: la bellezza del tramonto da Chiesa Vecchia che guarda all'orizzonte le isole più lontane, l'aria frizzantina del mattino presto in autunno a Quattropani, il succo zuccherino delle prime uve di fine agosto. Poi le vite di ciascuno di noi hanno preso sicuramente strade diverse: io ho lasciato l'isola per inseguire i miei sogni, lui è rimasto, chissà quali sono stati i suoi, se ne aveva ancora, fino alla notte di Natale. E allora famiglia, lavoro, comunità sono le prime parole che mi vengono in mente mentre osservo le immagini del suo trasferimento in carcere a Messina. E cerco di immaginare che relazioni potesse avere questo ragazzo con essi, fulcri indispensabili attorno ai quali ruota la vita di ogni individuo. Famiglia: stando alle notizie riportate dai giornali locali, era da poco diventato orfano di padre. Non sono riuscita a recuperare altre notizie sulla presenza di una madre o di altri parenti più o meno vicini. Quindi era rimasto solo? Lavoro: stando sempre alle notizie reperite on line si tratta di un lavoratore intermittente, un precario, categoria molto in voga oggi e aggiunta di recente nel vocabolario di politici e tecnici [tanto per sentirsi attuali e informati], ma di cui purtroppo non ne conoscono fino in fondo le caratteristiche, le storie, le solitudini e le lacrime. Comunità: la famiglia in senso allargato (se vengono a mancare i riferimenti più vicini si spera che ci sia una comunità in cui riconoscersi e rifugiarsi). Siamo noi tutti, Eoliani in prima fila, questa volta a guardare da vicino quel "mostro" a cui siamo stati abituati da tanta brutta televisione negli ultimi anni. Il plastico della villetta del delitto in stile eoliano, con le pulere, i bisola e u bagghiu a fianco era casa nostra. E mentre la notizia scatena gli istinti primordiali al porto, certo sull'onda dell'emotività ma sono comunque brutte scene da vedere, mi chiedo dove siamo stati in questi anni. Cosa ci ha sedato, cosa ci ha reso più soli. Dov'erano quelli che ci dovevano difendere. Questo terribile episodio ci riguarda tutti da vicino, rendendoci tutti vittime e carnefici, parte di una comunità oggi povera non solo di soldi ma anche di sogni. E non raccontiamoci più la favola delle Eolie come posto più bello del mondo con slanci di "patriottismo" virtuale che echeggia come un tam tam sui social network. Abbandoniamo le bacheche con le immagini affettate da cartolina, la bellezza non basta più. La bellezza di un luogo è fatta anche dalla comunità che la vive, dal calore che arriva nelle case e si respira anche in strada, dalla capacità di provare compassione e passando per questa via, ritrovare il coraggio. Lanciando una provocazione, compassione è la parola che vorrei aggiungere alla fine della lista: moto dell'animo che ci fa sentire il dolore altrui come fosse il nostro. Nella nostra lingua è questo il significato più diffuso ed in genere ispira diffidenza. Mi piace pensare alle accezioni del termine che altre lingue possiedono, il tedesco o lo svedese ad esempio, e per le quali significa co-sentimento, quindi non solo condividere una disgrazia, ma provare insieme qualsiasi altro sentimento, anche positivo. La massima realizzazione di un'empatia affettiva. Questo è quello che mi auguro per la nostra comunità, la riscoperta di questa empatia, che passa attraverso un lavoro fatto "con-passione", con un impegno in prima persona e con una maggiore assunzione di responsabilità da parte nostra, denunciando gli episodi sempre più frequenti di microcriminalità e respingendo l'omertà che come polvere si insinua dappertutto . La stessa e anzi in misura maggiore mi aspetto da parte della classe politica e delle forze dell'ordine, a cui è affidato il compito più importante, far rispettare la legalità e tutelarci. Compassion is our new currency//La compassione è la nostra nuova moneta scrivono, urlano e mettono in pratica, con presidi di ascolto e di assistenza, i giovani e i meno giovani dall'altra parte dell'Oceano a Zuccotti Park. Dove c'è un'idea di futuro o almeno la "compassione" di sentimenti positivi per realizzarlo, i più deboli diventano risorse e vengono protetti. Non possono esserci una donna uccisa la notte di Natale da un ragazzo di 35 anni che non è riuscito a diventare uomo.

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/3/2012

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