Toni trova la scala del Settimo Cielo

Toni trova la scala del Settimo Cielo Arezzo- Dall'antro alchemico della pittrice Sonia Fiacchini alla Buca di San Francesco, il ristorante tradizionale della città. L'Arezzo del tempo e delle pietre antiche ha accolto lo scrittore eoliano Italo Toni, in tournée nel “continente” per presentare il suo ultimo libro, Ad un passo dal settimo cielo. La dodicesima opera dell'artista di Lipari - la cui produzione letteraria passa dal romanzo al saggio, dal libro intimista al racconto di una intera collettività - segue per ispirazione e motivazioni il racconto del 2009 intitolato I segreti del cielo. Una continuità intensa e feconda che si fa scrittura, un viaggio nelle altezze del cielo, che diviene percorso interiore negli immensi territori della spiritualità e del misticismo. Sognare la realtà, ovvero realizzare il sogno di una fede concreta e sincera, portatrice di valori limpidi come il diamante. Alle presentazioni del libro di Toni nella città di Petrarca e Mecenate, ha fatto da corollario la visita dell'autore - con l'amico e collaboratore dell’isola di Salina Antonio Brundu - presso due fari della cristianità, e cioè il convento della Verna e il monastero di Camaldoli. Luogo simbolo dell'epopea francescana, il primo, epicentro sacro e affascinante di quell'esperienza cristiana che contribuì a rinnovare il magistero della Chiesa. La Verna, cioè il “crudo sasso intra Tevero e Arno” di dantesca memoria, è tuttora metafora fondante di una esperienza di fede vivissima, testimoniata dalla presenza dei frati e dei pellegrini che ivi giungono da ogni parte del mondo. Qui San Francesco ricevette le stimmate e proprio qui Giovanni Paolo II ha pregato davanti al capolavoro della Crocefissione di Andrea della Robbia. Camaldoli rappresenta invece la casa madre della congregazione camaldolese, nel grande solco dell'esperienza benedettina riformata: fondato da San Romualdo intorno al 1012 (ricorre proprio quest'anno il Millenario), esso è il frutto di una duplice anima. Da un lato l'Eremo (ispirato alla “lavra” degli anacoreti orientali e ai padri del deserto), dall'altro il Monastero (dedicato alla grande tradizione cenobitica e comunitaria). “Ego vobis, vos mihi”: io appartengo a voi e voi a me, in un connubio coraggioso fra la libertà carismatica dell'uomo di Dio e il radicamento ecclesiale dell'eremita, sempre vicino alla Regola e all'”Ora et labora”. E proprio a Camaldoli Italo Toni si è emozionato profondamente scoprendo come la scala santa del Settimo Cielo - da lui percorsa faticosamente durante la visione notturna all'origine del libro - abbia la stessa struttura di quella altissima e luminosa di Giacobbe, citata e professata nelle molte opere teologiche dei monaci camaldolesi. Il viaggio ultraterreno dello scrittore di Lipari e del suo angelo guida non poteva incontrare territorio migliore della valle del Casentino, il “paese dell'anima” ammantato di pievi romaniche e possenti castelli medievali. Proprio qui, negli anni remoti delle disfide fra Guelfi e Ghibellini, visse in esilio Dante Alighieri, il sommo poeta che compose nelle torri di Poppi, Porciano e Romena passi importanti della sua Commedia. Un gemellaggio spirituale e creativo che unisce i due uomini - il fiorentino e l'eoliano - in un'unitarietà d'intenti che supera il tempo e lo spazio, proiettandoli entrambi nel mondo della visione ultraterrena e della fede. Perché tutto è più semplice di quanto si possa pensare, ma immensamente più complesso di quanto si possa capire. Francesco Maria Rossi (Nella foto:Presentazione alla stampa del libro di Italo Toni condotta da Antonio Brundu e dall’attore aretino Francesco Maria Rossi nella Galleria d’Arte di Sonia Fiacchini ad Arezzo).

a cura di Peppe Paino