Trasporti, in arrivo amare sorprese

Trasporti, in arrivo amare sorprese Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Sono finalmente sbarcati nel porto di Palermo, fisicamente distrutti, dopo aver trascorso 35 ore, fra patimenti e privazioni, a bordo del cargo-traghetto "Toscana", i quattrocento viaggiatori, fra cui donne e bambini, che, partendo da Cagliari, dovevano recarsi in Sicilia. La loro drammatica vicenda, per il presidente della Regione Raffaele Lombardo, che ha inviato un'altra circostanziata lettera di protesta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sollecitando un incontro urgente, è emblematica di come «lo Stato scarica sulla Sicilia e sui siciliani storici errori gestionali» e si collega «fatalmente al decreto "taglia leggi" approvato il 25 giugno dal Consiglio dei ministri».Intanto, va precisato che, costruito nel 1994 dai Cantieri Visentini su commissione della Tirrenia come "nave merci", il Toscana è stato trasformato nel 1996 in traghetto misto passeggeri-merci con la capacità di imbarcare 600 persone e 300 auto, e da allora ha collezionato un record negativo in tema di guasti e ritardi.Ad incidenti analoghi a quello di Cagliari, poi, il "Toscana" era già andato incontro ad Ancona e a Trapani, nonché, nell'ottobre del 2005, ancora a Cagliari. Ma «i quattrocento passeggeri prigionieri della nave carretta della Tirrenia, abbandonati senza assistenza per quasi 24 ore all'interno delle lamiere arroventate del traghetto in avaria - ha commentato Lombardo - non sanno d'essere la rappresentazione tangibile di tutti i siciliani a cui il Governo nazionale intende trasferire le sue fallimentari società di navigazione».Lo prevede, infatti, l'articolo 58 del decreto 112 del 25 giugno scorso. Il presidente della Regione ha, quindi, ricordato che la compagnia Tirrenia è sostanzialmente in liquidazione da tempo e che il Governo centrale, «a causa di una procedura di infrazione sollevata anni fa dalla Commissione Europea e trascinata fino ai nostri giorni da intoppi burocratici e politici, è adesso costretto a disfarsi in tempi rapidi della società, anche se - comprensibilmente - tenta di mantenere attivo l'insostituibile servizio di trasporto marittimo».«Conto - ha precisato Lombardo - di essere a Roma mercoledì, insieme all'assessore al Turismo e ai trasporti, Titti Bufardeci, che è anche vice presidente della Regione: in questo modo non è possibile andare avanti. È necessario che si metta in piedi una struttura di reale raccordo permanente tra il Governo centrale e le Regioni. Soprattutto se è vero che la strada da seguire è quella di un federalismo reale e non solo di facciata».Sottolineato, poi, che la Regione non avrebbe cosa farsene della Siremar, «perché è ovvio che se il diritto europeo impedisce al governo nazionale di assegnare alla società collegata alla Tirrenia un appalto diretto, lo stesso principio vale per la Regione Siciliana» ,Lombardo ha ricordato che anche questo provvedimento «è stato deliberato dal Consiglio dei ministri in assenza del presidente della Regione siciliana: una ormai sistematica violazione dello Statuto regionale, che getta anche su questa scelta del Governo nazionale più che un ombra di incostituzionalità». «Vale la pena di sottolineare - ha rilevato - che la Regione per la sua parte, già nel 2003, si è adeguata alla normativa comunitaria, varando un appalto che ha liberalizzato il servizio, imponendo standard qualitativi molto impegnativi per le società destinate a gestire il collegamento con le isole minori».Il presidente della Regione ha ricordato che «proprio questa consapevolezza e questa attenzione del Governo sono alla base di un provvedimento legislativo che la prossima settimana sarà già all'esame del Parlamento regionale e che aumenta i fondi a disposizione dell'assessorato, per garantire la copertura dei maggiori costi per tutti i servizi sostenuti dalle società appaltatrici». «La Sicilia ha fatto a sue spese- ha concluso Lombardo - esattamente il contrario di quel che tenta di fare il Governo nazionale, che non ha attuato le liberalizzazioni e che invece di assumersi gli oneri dei servizi, prova a scaricarne gli enormi costi e gli irrisolvibili problemi sulle regioni».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 7/7/2008

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