Lipari- Sta attualmente realizzando il Mose a Venezia, la Società italiana per Condotte D’Acqua. E fino ad Agosto dovrà osservare tutti gli accorgimenti necessari per preservare, nel mare di Chioggia, l’accoppiamento del “ Fraticello”, il piccolo uccello marino che contribuisce a caratterizzare quella zona di interesse comunitario. La premessa è doverosa per cercare di far capire definitivamente cos’è Condotte D’Acqua, cioè la società che si aggiudicata la selezione per la realizzazione dei nuovi porti di Lipari, e come si muove. La campagna elettorale è finita da un pezzo: ora occorre soltanto essere concreti e possibilmente avanzare critiche o, perché no, polemizzare ma solo nel supremo interesse della collettività. E a proposito di concretezza, occorre preliminarmente la costituzione della società mista tra privato e pubblico con i soldi cash dei primi pari al 70 % del capitale sociale, forniti da grosse banche, e gli immobili del comune, che non saranno ceduti, a rappresentanza, come da bando, del suo 30%. Per un valore totale di 80 milioni di euro. Sarà il Consiglio comunale di Lipari a dire se questa società dovrà essere realizzata e se le Eolie saranno il primo posto in assoluto del Meridione a concretizzare un’opportunità del genere. “ Potevamo affidarci alla legge Burlando e chiedere in concessione l’area pubblica per la realizzazione del porto turistico”, dichiara l’amministratore delegato di Condotte, ing. Stefano Tomarelli. “ Ma la sfida è quella di realizzare tutti i porti in un contesto complesso e dalla vasta risonanza. Per questo, va ricordato, che ci siamo confrontati con altre quattro grosse aziende italiane. Quello della società mista, ritengo sia il percorso più difficile ma di sicura tutela per la comunità che deve guardare ai suoi benefici. E noi intendiamo essere ben accetti dalla comunità e dagli imprenditori che essa esprime anche attraverso il loro coinvolgimento”. Per quanto riguarda i progetti di Marina corta, Sottomonastero, Marina lunga e Pignataro, Tomarelli pone più attenzione alle opere da realizzare a terra, perché dice “ quelle previste in mare sono valide. Per quelle a terra- continua- sottoporremo invece il nostro studio ad un architetto di fama internazionale per trovare le soluzioni più opportune, in armonia con l’ambiente del posto”. Si prevedono tre anni dallo start up alla fine delle opere. Si vedrà.
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 6/28/2007
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