Un Barocco dionisiaco e contemporaneo, quello portato a Roma dall’artista messicano Javier Marín con De 3 en 3, esposizione multipla che ha attraversato la scena artistica internazionale e di cui la Capitale rappresenta la tappa conclusiva. Fino al 2 febbraio la terrazza del Pincio ospita i tredici monumentali cavalieri di Marìn, corteo di una nuova epopea cortese, mentre un bronzo di grandi dimensioni, El Soplador, è in piazza San Lorenzo in Lucina; al Macro Testaccio - La Pelanda c’è una rassegna di quindici sculture che declinano il tema della corporeità come testimonianza della condizione umana. Per le sue figure materiche e minerali, colte nello spasimo, scomposte e lacere, spesso innestate o forse infestate da altre creature di incerta identità, Marìn privilegia la resina, che rende miscellanea unica mescolandola con i semi di amaranto già usati dagli Aztechi nei loro rituali, oltre a carne secca, petali di fiori, foglie di tabacco, creando un mix originale, dove la trasparenza della resina si fonde ai colori della natura, evocando origini mitiche della sua terra, il Messico. Marmi e bronzi completano un percorso creativo che rielabora in chiave contemporanea grandi maestri italiani e francesi del Cinquecento, in particolare Rosso Fiorentino e Michelangelo con immagini e soggetti propri della cultura antica. Un incontro di culture e forme in cui la stratificazione culturale è contraddetta, contaminata e di nuovo assemblata, ma sempre filtrata da una sensibilità artistica fortemente individuale. Fino al 2 febbraio in diversi siti capitolini.
a cura di Daniela Bruzzone
Data notizia: 1/18/2013
dalla nostra Daniela Bruzzone
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