Martin Creed tra arte e illusionismo ad Alicudi.

Martin Creed tra arte e illusionismo ad Alicudi.

Bombetta, baffetti, personalità eccentrica, Martin Creed è la personificazione della sua arte. Minimalista? Forse. Concettuale? Certamente. Un artista poliedrico sebbene non si definisca tale, un musicista apprezzato, un sognatore, Creed resta costantemente in bilico tra follia e rigore, un funambolo che ricerca logica nel caos. Non a caso, Creed non titola le sue opere ma si limita a numerarle in serie, quasi fossero i modelli di un’unica scuderia. Work 577 non è un quadro, né una scultura, né un’istallazione, ma è un piccolo saggio su una piccola isola.    

Da dove nasca l’ispirazione è lo stesso Creed a suggerirlo.
Qualche anno fa guardavo Caro Diario, di Nanni Moretti. Nel film Nanni e i suoi amici cercano pace e silenzio e finalmente li trovano, dopo molti tentativi falliti, nell’isola di Alicudi poco lontano dalla Sicilia. L’estrema pace e il silenzio, comunque, a un certo punto diventano troppo forti e ai protagonisti manca la loro soap opera preferita. Scappano via da Alicudi cercando disperatamente una televisione.
In quell’istante Creed e la sua compagna di allora, Paola Pivi, decidono di rifugiarsi in quell’isola dalla quale i protagonisti di Caro Diario erano appena fuggiti.
Sin dal primo soggiorno ad Alicudi, risalente al 2000, l’artista britannico resta affascinato dal mistero e dal magnetismo dell’isola.
Come un’isola dei cartoni animati, uno scoglio che spunta dal mare, come un’isola disegnata da un bambino, o come uno dei pianeti su cui atterrano i protagonisti di Star Trek Alicudi proprio non sembra reale, sembra fatta di cartone. Così emozionante, luminosa, splendente e ricca di contrasti, Alicudi sembra finta, fatta con Photoshop: Alicudi è forse il posto più bello in cui sia mai stato in tutta la mia vita.
Per Martin Creed Alicudi è un’isola surreale, difficile da raggiungere, difficile da lasciare. È uno dei pochi posti al mondo che appare e scompare come un gioco di luci e ombre. Del resto, tutto nell’arte di Creed sembra essere sul punto di dissolversi.
Alicudi la vedi sempre mentre ti si avvicina. Prima di arrivarci la puoi vedere a distanza dalla nave: un punto minuscolo all’orizzonte e poi quel piccolo punto diventa un punto a dimensioni naturali che ci puoi salire sopra. Al contrario, andare via da Alicudi è straordinario e triste. Non capita spesso che tu possa lasciare un qualche posto e che lo veda diventare sempre più piccolo fino a che non scompare.
L’amore per Alicudi, paradiso e prigione, porta Creed all’acquisto di una casa nella quale risiede per un anno intero (2003). Nel suo saggio ringrazia gli isolani per tutto l’aiuto ricevuto. 

Di Deborah Tagliarini



Data notizia: 3/25/2014

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Martin Creed - Alicudi - arte e illusionismo -



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