Perché creare un’apposita rubrica dedicata all’archeologia delle isole Eolie? Più in generale, perché studiare archeologia, così come materie quali il latino e il greco considerate “morte” o troppo antiquate? La domanda, posta da un altro punto di vista, è “Perché no?”. L’archeologia e la storia fanno parte del nostro passato e possono insegnare tanto, come i valori sani e veri, possono aprirci la mente e darci risposte ai problemi esistenziali della vita, che infondo, sono rimasti invariati nei secoli. Insomma… Perché sono convinta della modernità della classicità! Questa breve premessa per darvi il benvenuto a bordo di questa nave “sui generis”, che porterà i lettori di “Lipari. Biz” indietro nel tempo, magari appassionandosi a un settore che può sembrare noioso ad alcuni, ma basta attualizzarlo, fare capire che il passato ci rappresenta e bisogna valorizzarlo ed evitare eccessivi tecnicismi. Mescolate il tutto… e il gioco è fatto! Detto questo… Buon viaggio!
Oggi andremo nella splendida isola di Lipari, in cui i primi insediamenti umani risalgono probabilmente agli ultimi secoli del V millennio a.C.. Visiteremo in particolare lo splendido museo archeologico regionale eoliano "Luigi Bernabò Brea" (c’è una sezione distaccata a Filicudi e a Panarea), che ha inizio nel 1950, quando il campo di confino politico che aveva avuto sede sul Castello in età fascista venne disciolto e fu possibile dare avvio agli scavi ed alle ricerche archeologiche. I lavori furono condotti da Luigi Bernabò Brea, uno dei maggiori archeologi del XX secolo, e da Madeleine Cavalier, altra grandissima archeologa che fin dal 1951, quale diretta collaboratrice di Bernabò Brea, assunse la direzione scientifica degli scavi di Lipari e di tutta l'attività archeologica nelle isole Eolie.
Il complesso museale sorge sul roccione del “Castello” di Lipari, un’imponente cupola di formazione vulcanica con caratteristiche di fortezza naturale; l’aspetto attuale deriva dalle possenti cortine a scarpa delle fortificazioni erette da Carlo V intorno al 1560, subito dopo l’attacco del pirata tunisino Kaireddin Barbarossa.
Il museo è attualmente suddiviso in sei padiglioni: sezione preistorica (interessanti le offerte votive databili tra il VI e V sec. a. C.), epigrafica, la sezione delle isole minori, classica (in 3 piani, in cui gli ampliamenti più significativi sono stati realizzati negli anni 80 e 90, quando sono state allestite nuove sale dedicate all'Archeologia sottomarina, alla collezione delle maschere e statuette teatrali e alla Lipari di età romana), vulcanologia (in 3 piani anch’esso) e la sezione di paleontologia del quaternario (straordinario per la sua unicità, un frammento pertinente allo scudo di una tartaruga terrestre, la quale risulta essere la più antica visitatrice… Forse era in vacanza!).
Alcune di esse si trovano all'interno di edifici di antica costruzione, come il seicentesco palazzo vescovile, vicino alla Cattedrale di S. Bartolomeo, che ospita il Padiglione di Archeologia Preistorica, e le vicine case Acunto, sede della Sezione di Preistoria delle isole minori, del padiglione di vulcanologia, della biblioteca e dei laboratori. La Sezione di archeologia classica, a nord della cattedrale, si trova invece all'interno di uno dei palazzi di età fascista costruiti intorno al 1920; allo stesso periodo appartiene il piccolo edificio destinato alla sezione epigrafica, alle spalle della Sezione Preistorica. Assolutamente da visitare.
Alessandra Leone
Data notizia: 8/12/2014
dalla nostra Daniela Bruzzone
Dalle nostre ricette ingredienti per 4 persone... scoprile!