La recente scultura U/siamo tutti Duchamp, che riproduce il celebre orinatoio duchampiano a grandezza naturale, su cui però l’artista ha impresso il suo marchio, una decorazione grottesca detta a berettino, che Echaurren ha elaborato negli anni novanta, rinnovando l’antico canone della ceramica faentina. Completano la panoramica un pastello di Cy Twombly del 1971, dedicato all'artista romano, e un’opera composta a quattro mani dal pittore con Gianfranco Baruchello, suo maestro nell'apprendistato artistico.
Nella terza sezione, che prende il nome di Make Art not Money, con un salto temporale rispetto agli esordi trova una collocazione la produzione più recente. Si tratta di tele di ampie dimensioni, una scelta di pitture da muro con il loro inedito alfabeto simbolico fatto di scritte murali cancellate e alcuni quadri sul moderno sistema dell’arte e le sue aggressive strategie planetarie, che nel loro insieme rivelano ancora una volta quella tensione critica e sociale, intellettualmente lucida, tipica della ricerca di Echaurren.
A seguire, nella sala La questione murale, la rassegna offre una campionatura dei primi dipinti su tela, realizzati dall’artista tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, in cui irrompe la storia. La protesta di piazza Tienanmen e la caduta del muro di Berlino, con cui si è chiusa l’epoca della guerra fredda, ma anche l’insorgere di nuovi conflitti, come quello nel Golfo Persico, senza dimenticare il tema della difesa ambientale. In queste opere, che ricordano la comunicazione iconografica del muro berlinese, emerge uno scenario di graffiti metropolitani, cancellazioni di scritte, reperti fumettistici, emblemi e figurazioni allegoriche d’ascendenza medioevale, linguaggi e segni stereotipati della nostra comunicazione insieme a teschi disegnati con flusso continuo di tipo calligrafico.
Il collage è un altro campo dell’attività di Echaurren, tenuto per molto tempo segreto. Le prime realizzazioni minimali e concettuali al tempo stesso, create tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta, qui riunite nella sezione Ossidazioni, costituiscono il ritorno al mestiere dopo l’abbandono della militanza. Al forte cromatismo dei quadratini e al tutto pieno dell’ideologia politica si sostituisce il bianco dell’assenza, carte bianche su fondo bianco, evocative e trasparenti, una tabula rasa per una rinascita, un bagno nel candore a titolo di purificazione.
La carta costituisce un elemento essenziale nella produzione di Echaurren, che ha esordito proprio come autore di opere su carta e anche dopo l’approdo all’acrilico su tela ha continuato a esercitarsi attivamente con questo mezzo. La sezione Carte di navigazione riunisce lavori tra la fine degli anni ottanta e i novanta che sono serviti a fissare l’idea di più ampi dipinti, ma anche opere con tecnica mista in cui l’artista suona la tastiera dell’intera gamma dei materiali della sua poetica: colore acrilico, matita, impronte, collage di carte svariate, dal manifesto politico o pubblicitario all'appunto privato, dalla nobile carta d’epoca al banale lacerto di vita quotidiana.
Il percorso espositivo comprende anche una sala-archivio con una vasta documentazione (fotografie, lettere, libri, manifesti, cataloghi) che serve a inquadrare l’itinerario creativo di Echaurren lungo l’arco di oltre quattro decenni. A completamento di questa sezione, una video-intervista dell’artista sul tema della controcultura, appositamente realizzata per questa esposizione da Giorgio de Finis. La Contropittura di Echaurren in Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea fino al 3 aprile prossimo.
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 3/2/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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