La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ospita per altri dieci giorni la mostra antologica Baldo Diodato opere 1965-2016 a cura di Achille Bonito Oliva.
Trenta opere in tre sale espositive, affiancate da quattro video di performance realizzate tra Lucca, Roma e Napoli – con la partecipazione del musicista Antonio Caggiano, attori, ballerini e passanti – ripercorrono l’attività artistica di Baldo Diodato attraverso i suoi esperimenti e le sue ricerche, utilizzando materiali differenti per creare le sue opere, dal rame all'alluminio colorato, dalla tela al legno.
Tanti gli influssi (dalla pop art alla minimal art, dalle performing arts all'arte concettuale) e tante le atmosfere dei luoghi in cui vive (dall'allegria della Napoli barocca alla frenesia del passeggio a New York all'eternità di Roma antica) che insieme regalano un'alchimia tanto unica quanto inconfondibile.
Diodato è attivo già dai primi anni Sessanta a Napoli, quando il linguaggio pop e la cultura partenopea si ritrovano nell'opera in mostra Still life by mail, dove la sua attitudine ironica e sperimentale ne segnano lo stile.
Nel periodo in cui vive a New York, guardando dalla finestra quadrata e vivendo il movimento incessante e costante dei passanti, decide di fissare i loro passi, lasciare almeno una traccia nel tempo del loro frettoloso camminare. Nasce così la performance J.F.K. Square Philadelphia, dove una tela di sei metri per sei, quadrata come la finestra, si è trasformata in un palcoscenico di sculture viventi. Le sue opere diventano così frutto di una collaborazione, di un noi creativo, che subentra, all'io artista. Presente in quasi tutte le opere la geometria del quadrato.
Trasferitosi a Roma nel 1992, l'artista passa dalla tela all'alluminio. Da un senso nuovo alla sua arte pur senza spezzare nulla con il passato, ma anzi, partendo dal sanpietrino, simbolo unico di Roma, si collega al tassello dei mosaici di Pompei e di nuovo al quadrato della finestra Newyorchese.
Artista eclettico che ama la sperimentazione.
E l'ecletticità contraddistingue la sua arte: è con la tecnica del calco che trasforma i camminamenti su tela in sculture, rivelazioni metalliche delle pavimentazioni di Roma, del segno del tempo sui sanpientrini che artista e pubblico modellano con i colpi dei martelli a ritmo costante. La tela, il rame e l’alluminio continuano a coinvolgere la ricerca artistica di Baldo Diodato e diventano gli strumenti per fermare per sempre l’azione delle persone in un trionfo di passi e partecipazione.
Fino al 29 maggio a Via Gramsci.
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 5/18/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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