Segesta jet, si chiude col patteggiamento

Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo Messina- La pagina giudiziaria della tragedia del "Segesta Jet", che costò la vita a 4 persone il 15 gennaio del 2007, nelle acque dello Stretto, s'è chiusa ieri mattina. Quella del ricordo e del dolore rimarrà aperta per sempre.E s'è chiusa con due patteggiato davanti al gup del Tribunale di Messina Daria Orlando, per i comandanti della portacontainer "Susan Borchard", l'ucraino Maksym Poludnyev, e del traghetto "Zancle" della Caronte&Tourist, Francesco Donato.Il primo, che rispondeva di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose per aver speronato il mezzo veloce, ha patteggiato due anni di reclusione, mentre per il secondo, accusato di mancata assistenza, la pena concordata è stata di nove mesi. Ad entrambi il giudice ha concesso i benefici della sospensione condizionale e della non menzione. Il patteggiamento è stato frutto di un accordo accusa-difesa, ratificato poi dal gup che ha ritenuto congrua la pena concordata.Il giudice ha inoltre condannato in solido i due comandanti alla rifusione delle spese per le parti civili (585 euro ciascuno): il sindacato Sasmant e dieci passeggeri che rimasero feriti. Il solo Donato è stato poi condannato alla rifusione delle spese per altre sei parti civili, i parenti dei marinai del "Segesta" che morirono nella tragedia.Numeroso il collegio che ha assistito le parti civili, composto dagli avvocati Vittorio Di Pietro, Adriana La Manna, Valter Militi, Salvatore Saccà, Gaetano Orto, Luca Frontino, Antonio Rizzo e Salvatore Papa.La triste vicenda è la tragedia del "Segesta Jet", che causò la morte di quattro membri d'equipaggio e il ferimento di 100 dei 151 passeggeri della nave veloce Rfi-Bluvia "Segesta Jet", partita da Reggio e diretta a Messina. La collisione avvenne nello Stretto di Messina alle 17.53 del 15 gennaio 2007 tra la portacontainer "Susan Borchard" e il mezzo veloce di RFI. Furono i sostituti procuratori Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Francesca Ciranna che condussero la complessa inchiesta, con accanto gli uomini della Capitaneria di porto di Messina coordinati dal comandante Nino Samiani, mentre i due comandanti sono stati assistiti dagli avvocati Sandro Troja, Alberto Gullino, Nicola Giacobbe, Enrico Mirti della Valle e Giuseppe Sciello (quest'ultimo del Foro di Genova).A Poludnyev venivano contestati i reati di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose, in quanto, pur avendo la sua nave il diritto di precedenza, non avrebbe ridotto la velocità e quindi cercato di attuare una manovra d'emergenza. Donato, invece, era accusato di mancata assistenza, poiché pur avendo raccolto per primo il "may day" avrebbe omesso di prestare soccorso, eludendo anche qualsiasi contatto con la Capitaneria di porto di Messina per prestare tempestivo soccorso a bordo del "Segesta Jet".Nella collisione persero la vita il comandante Sebastiano Mafodda – ritenuto anche lui corresponsabile della collisione, una tesi sempre contestata con forza dal sindacato Sasmant – il direttore di macchina Marcello Sposito, il motorista Domenico Zona ed il marinaio Palmiro Lauro.Fu lunga e complessa l'inchiesta su questa disgrazia immane dello Stretto, con una perizia collegiale che durò per mesi e mesi di accertamenti. Si rese necessario anche un supplemento solo su alcuni aspetti della vicenda: soprattutto la valutazione e la comparazione con gli altri dati delle dichiarazioni che rilasciò subito dopo i fatti il comandante ucraino Maksym Poludnyev, che era al timone della portacontainer "Susan Borchard", la nave che quel pomeriggio entrò in collisione con il "Segesta Jet".Sono stati infatti tre i verbali di dichiarazioni dell'ufficiale ucraino acquisiti agli atti, e proprio la Procura chiese al pool di periti una comparazione tra le sue parole e i dati complessivi della vicenda. La consulenza tecnica sulla tragedia è stata firmata dai professori Enzo Dalle Mese e Giuseppe Ruggiero, dall'ammiraglio Manlio Rittore e dal capitano Andrea Bocchieri. Secondo quanto hanno scritto i periti in quei frenetici secondi che precedettero la tragedia dello Stretto, il povero comandante del "Segesta Jet" Sebastiano Mafodda, uno dei quattro marinai morti, non si sarebbe accorto del «pericolo incombente». E anche il comandante ucraino Maksym Poludnyev in quei frenetici secondi «avrebbe dovuto ridurre per tempo la propria velocità, ovvero accostare». Adesso rimane al centro di questa vicenda la sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina. Ma c'è ancora parecchio da fare per raggiungere livelli accettabili.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 2/13/2009

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