La sfida che spacca il Pdl mette fuori gioco l'Udc

La sfida che spacca il Pdl mette fuori gioco l'Udc Gazzetta del Sud Mario Cavaleri L'annuncio della giunta "scomunicata" è stato come una deflagrazione a Palermo e Roma da dove, fino a qualche minuto prima del varo, tuonavano minacciosi Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini: "Fermati. Niente furbate". Nessun ripensamento in Raffaele Lombardo e neppure nei tre deputati del Pdl che avevano sottoscritto la nomina ad assessore (col placet del sottosegretario Gianfranco Micciché e dell'ex coordinatore di An, Pippo Scalia). Adesso a vari livelli si chiede che gli insorti siano puniti; sono già stati invitati "ad autoescludersi". Ma... "alea iacta est". Lombardo ha incassato l'adesione non solo di Micciché e quindi del suo amico Marcello Dell'Utri ma anche del deputato Dore Misuraca, considerato fino a qualche mese fa vicino al ministro Angelino Alfano, premuratosi a dissociarsi da questa scelta. Si è aggiunto pure un pezzo di An, con il deputato Luigi Gentile, indicato da Scalia (quest'ultimo considerato vicino al presidente Fini). Micciché alza il tiro: «Autoescludersi" ? Non se ne parla nemmeno. Dovremmo farlo anche io, Dell'Utri e il ministro Stefania Prestigiacomo ?». La partita giocata assume così una valenza nazionale e gli esiti di portata imprevedibile. Lombardo è soddisfatto. Voleva una giunta più omogenea; mix di politica e professionalità esterne; più autonoma rispetto ai diktat romani: obiettivi centrati. Ma è stato un sisma con scosse di assestamento già ipotizzate in vari comuni dove si faranno i conti con l'Mpa e con i "dissidenti". Poca cosa comunque rispetto alla rivoluzione attuata: l'Udc dell'ex presidente Cuffaro letteralmente messa alla porta e il Pdl spaccato come mai. Il governatore, che "non ha sentito il premier" Silvio Berlusconi, ritiene che il suo silenzio «significa che non è preoccupato per quello che accade in Sicilia». In molti invece sono allarmati. La forza dirompente dell'operazione avviata a Palazzo d'Orleans è tale che si tenterà di mitigarne gli effetti fino alle Europee. Poi scatterà una impietosa "resa dei conti" a ogni livello decisionale. Il fatto è che una diffusa insofferenza, al di là della facciata di unanimismo, serpeggia da tempo dentro il Pdl dove non tutti i deputati si trovano a proprio agio nel recepire le imposizioni di una gestione che li coinvolge poco e pochi. Da prima del congresso, con la fusione di Forza Italia e Alleanza nazionale, non risulta nessuna assemblea territoriale nè un dibattito preventivo o successivo. I meccanismi verticistici hanno portato lo stesso Micciché, "l'uomo del 61 a 0" a disconoscere platealmente la leadership del neo coordinatore Giuseppe Castiglione fino al'insulto pubblico: solo un'esternazione caratteriale o il segnale di qualcosa di più importante che agita parlamentari e uomini di partito, questi ultimi addirittura privi di qualsiasi considerazione? Adesso su tutto peserà il risultato delle Europee che saranno influenzate in Sicilia dal modificato quadro di alleanze. Poi il "Lombardo bis" è atteso a Sala d'Ercole, dove però è esclusa la sfiducia di 46 deputati su 90 disposti al "suicidio" collettivo. Se non riserverà sorprese il ricorso pendente al Cga sulle elezioni di aprile (presentato a suo tempo da Rita Borsellino per presunte irregolarità nel trapanese) si procederà con sufficiente navigabilità seppure per mari agitati e comunque non sconosciuti all'esperto timoniere. Poi in autunno si vedrà.

, a cura di Peppe Paino