Romano apre al Pd e agli scontenti del Pdl

Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO - L'Udc apre al Pd per provocare la caduta di Raffaele Lombardo. «In Sicilia – spiega il segretario regionale Saverio Romano - la nostra opposizione a Lombardo, così come quella a Berlusconi, non può che partire dal centro che è il nostro dna politico, ma è possibile che si realizzino punti di convergenza con il Partito democratico e con quelle frange del Pdl che non si riconoscono nell'azione del governo». «Dopo questo ribaltone– aggiunge il deputato dell'Udc Giuseppe Naro - la Giunta regionale non rappresenta più il volere dei cittadini. A questo punto, la presentazione della mozione di sfiducia all'Ars diventa un atto dovuto nei confronti degli elettori siciliani traditi dal cambio di maggioranza operato dal Popolo delle Libertà». E contro quella parte del Popolo delle Libertà che ha consentito a Raffaele Lombardo di portare avanti il suo progetto, escludendo l'Udc, ce l'ha anche Romano, secondo cui, «un grande partito come il Pdl, il cui leader sempre sostenuto che se un governo cade è necessario ritornare al giudizio degli elettori, mai ci saremmo sognati, noi dell'Udc che un partito quale il Pdl con il suo 35% si facesse tirare per il bavero da un partitino da prefisso telefonico quale l'Mpa. In ogni caso l'Udc conferma la propria strategia che ha portato ad un aumento dei consensi e ad essere una forza determinante nella politica italiana perché alla lunga la trasparenza e il rispetto delle istituzioni vengono riconosciute e premiate dagli elettori. Lincoln amava dire che è possibile ingannare tutti per un po' o qualcuno per sempre. Ma non è possibile ingannare tutti per sempre. Siamo d'accordo con lui». Anche nel Pdl, non tutti condividono la soluzione che si sta dando alla crisi. A sentire il co-coordinatore regionale Giuseppe Castiglione, il presidente della Regione Lombardo «nonostante i ripetuti confronti e la linea suggerita per raggiungere l'intesa da Berlusconi, ha preferito, dopo aver lasciato Palazzo Grazioli, fare di testa sua. Se avesse seguito le indicazioni del presidente del Consiglio avrebbe potuto mettere su un governo più forte, capace di affrontare i grandi nodi della Sicilia. Invece, dovrà affrontare una situazione difficile in condizioni non proprio di forza». E ritiene che «la presenza dell'Udc, e il rispetto della maggioranza scelta dagli elettori, era e resta fondamentale. Per questo – sostiene - è incomprensibile il fatto che Lombardo abbia a tutti i costi voluto lasciar fuori i centristi». Quindi, con chiara allusione alla seduta di martedì all'Ars, quando Lombardo farà il punto sulla situazione politica e riferirà circa il suo programma di governo, lo invita a «passare dalle parole ai fatti. Venga in aula e spieghi come pensa di rilanciare la Sicilia. Noi siamo perché un governo serio e concreto decolli. Se in aula Lombardo sarà convincente, si procederà. In caso contrario vedremo». E punta il dito anche contro il presidente del Senato Renato Schifani e il ministro della Giustizia Angelino Alfano per «l'errore politico» da loro commesso nel dare sostegno a «questo tipo di governo». Il che lascia ritenere che domani si tenterà di giocare la carta della mozione di sfiducia che, però, dovrà essere sottoscritta da almeno 18 deputati (e l'Udc ne ha solo 12) ed approvata da almeno 46, qualunque sia il numero dei parlamentari presenti in aula. Determinante, in proposito, dovrebbe essere il Pd, ma già sabato, a Giampiero D'Alia che aveva esortato Romano ad avviare «un'intesa con il Pd per una comune strategia di opposizione responsabile all'Ars nell'interesse della Sicilia», aveva subito replicato il capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici, rilevando che nessun dialogo con l'Udc è possibile finché non si sarà liberato degli "orfani di Cuffaro". Per cui la seduta di domani, anche a giudizio di Lombardo, potrebbe ridursi a un po' di "bla bla". «In Assemblea – ha dichiarato in proposito Lombardo - darò conto di questa Giunta e del programma di governo. Riprenderemo l'attività legislativa da cui ci aspettiamo almeno due cose: la prima è la legge sui regimi di aiuto alle imprese, una legge che contiene le norme per la spesa dei fondi strutturali europei dell'Agenda 2007/2013, che non sono i Fas. Seconda cosa urgente la legge sui rifiuti: l'esazione della tariffa non si può che affidare ai sindaci». In quanto, poi, alle critiche di Castiglione, per Lombardo si tratta solo di un «isolato mal di pancia». Quando erano tutti in Giunta c'era l'inferno in Assemblea, ora non potrà che andare meglio. E poi intendiamo in Assemblea costruire il processo legislativo con la più ampia apertura possibile rispetto a chicchessia, e parleremo di riforme e risanamento, sviluppo e rigore finanziario».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/29/2009

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