Dissesto, ora i politici si giocano la faccia

Gazzetta del Sud Tito Cavaleri Opinioni sempre concordi. Su tutto, o quasi. Con la tragedia alle spalle è facile parlare di messa in sicurezza del territorio, ripetersi vicendevolmente che occorre arginare i rischi del dissesto idrogeologico, al più presto; anzi, prima che sia troppo tardi (ecco il monito del momento). E ancora: è necessario sedere tutti attorno a un tavolo (i falegnami si stanno arricchendo), discutere, confrontarsi, valutare le criticità, (una ad una, attenzione) e, programmare. Siamo campioni nella programmazione. Ma interventi reali, concretamente palpabili, mai. La verità è che quelle vittime incolpevoli affogate nel fango avranno giustizia solo quando (o se) qualcuno pagherà personalmente. Una magra consolazione, ma almeno quella. Perché, parliamoci chiaro: chi ha il coraggio ancora oggi di credere che tutti questi milioni di euro pronti a piovere da un momento all'altro (non soltanto sulle zone devastate) arriveranno davvero? E seppure così fosse, alzi la mano ancora chi è capace di azzardare una possibile reale destinazione dei quattrini: insomma, che fine faranno le risorse? I più ottimisti sono convinti che la tanto attesa messa in sicurezza del territorio si tradurrà nella "pulizia" di quattro rasole di collina. Verrebbe da sorridere... ma c'è da piangere. Paola Agnello Modica, segretaria nazionale Cgil Ambiente, nel trarre le conclusioni della tavola rotonda del convegno "Mettiamo in sicurezza il territorio", promosso dalla segreteria provinciale del sindacato, ha definito deprimente lo scenario emerso dai lavori. E non si sbaglia, viste le prospettive che ci riserva l'immediato futuro. L'iniziativa, lodevolissima, ha riunito, nella chiesa di Santa Maria Alemanna, esperti del settore, in tema di ambiente e di dissesto, ma anche personalità politiche di livello disposte ad alternarsi a viso aperto nel confronto offerto dalla Cgil e culminato a fine mattinata in un dibattito a più voci dove si è entrati ancora più nel vivo delle questioni. Parlando, una volta tanto, persino di responsabilità. E la politica, nelle persone degli onorevoli Gianpiero D'Alia e Nino Beninati, ha detto di essere pronta ad assumersele, mettendoci la faccia. Chapeau. Ad aprire le danze, il segretario generale Cgil, Lillo Oceano; dopo di lui, tanti altri relatori, moderati dalla segretaria generale Cgil Sicilia, Mariella Maggio. «Pensiamo sia importante eseguire una mappa dei rischi e degli interventi urgenti, creare un laboratorio di ricerche territoriali, pianificare strutturalmente e strategicamente lo sviluppo della città, e di farlo in modo coerente a tutti i livelli», ha esordito Oceano accennando ai contenuti del corposo dossier presentato dalla Cgil sul "lento crollo urbanistico del territorio messinese". Studio dove si riassumono le fragilità di sempre, fra dati e numeri impetuosi anche sulla mappa degli edifici cittadini, grazie ai contributi di Marcel Pidalà (e del prof. Alberto Ziparo, ieri assente), urbanista dell'ateneo palermitano, il quale ha dato un assaggio dell'articolato lavoro, accennando agli immobili di edilizia pubblica ritenuti da monitorare, poiché a rischio. Oltre ai padiglioni dell'ospedale Piemonte, a Messina sarebbero insicure per esempio anche diverse strutture di culto, come la parrocchia Santa Maria di Montalto, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Pace, quella di San Giovanni Battista a Larderia, ma anche l'Ipab di via San Cuore di Gesù, e l'ex presidio ospedaliero del Mandalari. Insomma, dal centro ai villaggi, la città dello Stretto appare malandata, strutturalmente e sotto il profilo idrogeologico. Una certezza ribadita ancora ieri, se ce ne fosse il bisogno. Ma nulla ha a che fare la tragedia del primo ottobre con l'abusivismo dei privati. Anche questo campo è stato sgomberato (si spera una volta per tutte). Concessioni a posto. Infatti. È la speculazione edilizia il fenomeno da attenzionare. La scellerata devastazione urbanistica da fermare. E, come ha rilevato il vicecapocronista della "Gazzetta" Lucio D'Amico, fra i protagonisti del dibattito, proprio quella speculazione reca firme ben precise, in più di settecento emendamenti al Prg, capaci di stravolgerlo inesorabilmente. Testimone dello scempio, in qualità di amministratore più volte nel passato, è stato il senatore D'Alia, il quale ha lanciato sin da subito con un pizzico di ironia la sua provocazione: «Me le assumo tutte le responsabilità, nella veste di unico esemplare di amministratore locale rimasto». Partendo da lontano ha provato a ripercorre le tappe dello strumento urbanistico della città, accennando a delibere e aneddoti di una burocrazia immancabilmente elefantiaca. Ma le responsabilità, si sa, sono infinite e cosparse negli anni. D'Alia porterà in Parlamento la proposta già avanzata all'Ars dal collega di partito Giovanni Ardizzone (presente in sala) sullo stop immediato alle costruzioni. Amen. L'assessore regionale ai lavori pubblici Beninati ha ribadito la necessità di arrivare subito alla regia unica per gli interventi sulle calamità, poiché gioco forza le competenze regionali finirebbero per disperdersi in più passaggi, senza produrre risultati. Anche Beninati vuole "metterci la faccia" e scommettere sugli impegni presi in vista della messa in sicurezza del territorio. Efficace l'intervento del deputato regionale del Pd Filippo Panarello autore sull'argomento di decine di interrogazioni in aula. Nel corso della mattinata si sono alternati anche il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, il quale ha posto l'accento sull'importanza in questa fase del ruolo di coordinamento cui è delegato l'ente di Palazzo dei leoni; l'assessore comunale Melino Capone (a nome del sindaco Buzzanca, a Roma per impegni istituzionali); Orazio Carbone, del Comitato civico Giampilieri; Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia; Giuseppe Giaimi, già direttore dell'Ispettorato forestale di Messina; Vincenzo Liguori, docente della facoltà di ingegneria di Palermo; Antonio Riolo, segretario Cgil Sicilia e l'ambientalista del Wwf Italia, Anna Giordano, la quale ha ricordato le innumerevoli denunce contro gli scempi presentate alla Procura, agli enti e alle istituzioni. La tavola rotonda è stata moderata dal giornalista Antonio Caffo.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 10/24/2009

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