Gazzetta del Sud
Mario Cavaleri
Palermo
Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha ufficializzato ieri sera la nascita del suo terzo governo dopo aver proceduto all'azzeramento della giunta precedente con la revoca di tutte le deleghe. Stamattina prima riunione dell'esecutivo che procederà alla nomina dei direttori generali. In una seconda fase l'assegnazione delle singole deleghe.
Così dal primo gennaio sarà operativo il Lombardo-ter, coalizione inedita formata da Pdl Sicilia (il gruppo scissionista formato dal sottosegretario Gianfranco Micciché), Mpa (partito del presidente) e Api (Alleanza per l'Italia, movimento di Francesco Rutelli) che appena affacciatosi a Sala d'Ercole con l'unico deputato ex Pd, Mario Bonomo, approda fulmineamente in giunta. Non basterebbero i trentuno deputati su cui i tre partiti possono contare (15 il "Sicilia", 15 l'Mpa più uno di Api) ma in soccorso del governo ci sarà il Pd pronto ad assicurare appoggio sul programma e sulle scelte vitali.
Al Pd infatti fanno riferimento le new entry, due tecnici (Mario Centorrino nella foto e Piercarmelo Russo) espressione il primo dell'area Cardinale, il secondo del capogruppo Pd all'Ars, Cracolici. Praticamente prendono il posto di Nino Beninati e Mario Milone in uscita dopo la frattura con il Pdl-lealista estromesso al termine di una lunga vicenda fatta di lacerazioni, tentativi di recupero fino alla bocciatura del Dpef ritenuta insopportabile da Lombardo tanto da provocare la fine del dialogo.
Per gli altri dieci assessori riconferma in toto ma con deleghe diverse: un po' perchè cambia con la riforma dei dipartimenti il peso di alcuni assessorati, e poi perché con l'ingresso dei tecnici li si vuole destinare a ruoli più compatibili con la loro formazione. Dunque tranne per alcuni (Massimo Russo alla Sanità, Chinnici alle politiche sociali, Cimino all'agricoltura, Strano al turismo) ci sarà una diversa distribuzione delle deleghe. Cosa comporta tutto ciò lo sanno gli stessi interessati: qualche mese di ambientamento, ricambio negli uffici di gabinetto, e lungo rodaggio prima della piena assunzione di ruolo. Problema non da poco perché ritardo che si aggiunge a ritardi denunciati dalla forze imprenditoriali e del lavoro preoccupati dalle ricadute sul mercato produttivo dove la macchina regionale incide e talvolta è determinante nel dare impulso come nell'affossare interi settori.
Cosa farà adesso il Pdl del presidente del Senato Renato Schifani e del ministro Angelino Alfano tagliati fuori nella loro regione a beneficio del "rivale" Micciché ?
Si profila un'opposizione in compagnia dell'Udc partito che dalla giunta era rimasto già fuori prima dell'estate ?
I rapporti tra i due partiti sono rimasti nel tempo di solidale collaborazione e hanno condizionato anche l'ultima tranche di trattative in cui il capogruppo Pdl Innocenzo Leontini aveva caldeggiato il ritorno alla coalizione elettorale e quindi il recupero dell'Udc. C'è stata poi l'accettazione di una giunta a tre, senza gli uomini di Cuffaro e Romano ma era stata concepita dal Pdl in proiezione di un recupero successivo. Che non solo non c'è stato ma ha finito col lasciare per strada lo stesso Pdl. Al momento, tuttavia, le reazioni non sono di furibonda ostilità alla svolta dirompente rappresentata dal terzo governo Lombardo. C'è anzi chi nel Pdl preannuncia disponibilità a valutare di volta in volta i provvedimenti che arriveranno in Aula per votare a favore se condivisi. Preludio a lasciare aperta la porta a un ripensamento successivo se il raccordo col Pd non dovesse funzionare e se dovesse scattare qualche incomprensione tra Mpa e Pdl-Sicilia ?
In una regione che ha sempre preferito alle urne l'area di centrodestra, la sfida di Lombardo è ardita e piena di incognite.
L'esperienza milazzista del '58, cui si è più volte fatto riferimento perché anche allora destra e sinistra si ritrovarono dalla stessa parte per battere l'elefantiaca egemonia Dc, non è di particolare aiuto nell' interpretare la pagina odierna. A parte il quadro politico nazionale totalmente diverso rispetto a mezzo secolo fa; a parte il crollo di steccati ideologici e la necessità di far fronte comune su emergenze e scelte senza colore politico, c'è di diverso che pure a Roma si studiano prove tecniche di "insieme". Il laboratorio-Sicilia non è stato ostacolato anzi ha ricevuto qualche silenzio-assenso che non è certo frutto di indifferenza. Tanto più nel Pdl, partito assopigliatutto di cui ricorrentemente si cita il 61-0 nelle Politiche del 2001.
Lombardo, autonomista per definizione, con il suo terzo esecutivo ha intrapreso un abbrivio difficile ma più coerente con quella diversificazione di linea politica coltivata da tempo, humus su cui costruire il futuro "partito del sud". Voglia di cambiare, di affrancarsi dalle logiche gattopardesche del promettere novità per lasciare tutto inalterato. Impresa ardua e Sala d'Ercole, espressione della massima sicilianità, sarà un concreto banco di prova.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 12/29/2009
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