Riceviamo dall'avv. Giancarlo D'Aniello , coordinatore nazionale Associazione italiana Wilderness e publbichiamo:
Il convegno tenutosi a Lipari ha visto nascere inconsapevolmente, la comunanza di interessi da parte di organizzazioni apparentemente tra loro diverse.
La cronaca è stata già raccontata da altri.
Riguardo l’inutilità dell’istituendo Parco: trovo semplicemente paradossale che mentre il Ministro Tremonti, in periodo di crisi economica decide, giustamente, di tagliare del 50% i finanziamenti destinati alle aree protette, vi siano altri esponenti del Governo che, infischiandosene della crisi e dei reali problemi degli italiani, decidano di aumentare la spesa corrente proponendo l’istituzione di altri Parchi.
Del Parco delle Eolie, francamente, non si sentiva proprio il bisogno, ci sono già tutti i vincoli che tutelano quanto di pregevole vi è. E neppure ci convincono le motivazioni addotte dall’intellighenzia dell’ambientalismo nostrano: il teorema secondo il quale i Parchi fungerebbero da moltiplicatori economici di ricchezza. Forse poteva valere per aree con un tessuto socio culturale degradato, ma le Eolie proprio no! Luoghi che da sempre vivono di turismo, dove il Parco fungerà da freno alla ricchezza economica……… altro che volano, sarà un freno a mano.
La favola dei Parchi = moltiplicatori di ricchezza, non regge. Qualcuno dovrebbe spiegare perchè la paventata ipotesi di tagli li metterebbe in condizione di chiudere. Lo Stato continua a finanziarli e dopo quasi 20 anni non sono neanche in grado di brillare di luce propria! Delle due l’una: o producono ricchezza o succhiano soldi alla collettività. Al lettore la risposta.
Quanto alle “occasioni di sviluppo”, i Parchi saranno sicuramente:
- occasione per i politici trombati, potranno finalmente appollaiarsi su una poltrona;
- occasione per i docenti universitari, che si vedranno elargire cospicui finanziamenti per “importantissime” ricerche antropologiche, floro faunistiche ecc.
Una cosa è certa, la popolazione pagherà il prezzo più alto perché dovrà sopportarne i vincoli.
Noi dell’AIW contestiamo la cosiddetta “via italiana ai Parchi Nazionali” la L. 394/91 mostra inesorabilmente i propri limiti in quanto basata più sullo sviluppo economico di una zona protetta che sulla sua conservazione. Aver escluso poi dalla gestione dei Parchi quelle categorie sociali che “vivevano” il territorio è stata una vera prevaricazione alla quale bisognerà porre rimedio al più presto con una auspicabile modifica della L. 394/91.
C’è bisogno di riportare le aree protette italiane alla loro funzione principale: la tutela del territorio senza mortificare le attività umane che da sempre venivano esercitate: si pensi alla caccia alla pesca o alla raccolta dei prodotti del sottobosco, ma anche di tutte le attività rurali (es. pastorizia).
L’AIW sta lavorando propositivamente per individuare quei territori realmente meritevoli di tutela e su questi chiedere la designazione di aree wilderness, per coniugare i vincoli di inalterabilità dei luoghi alle aspettative delle popolazioni locali circa l’uso delle risorse rinnova bili.
EPPUR SI MUOVE
A Lipari, credo per la prima volta in Italia, abbiamo assistito ad una embrionale organizzazione dell’insoddisfazione del mondo rurale, concretizzatasi nella convergenza casuale di differenti organizzazioni sociali (partito politico, associazione ambientalista, associazionismo locale). Lipari ci ha mostrato che è possibile organizzare in maniera organica l’insoddisfazione presente in molte fasce della società civile. Nota dolente: latitanza delle associazioni venatorie.
Ad ascoltare le istanze dei cacciatori eoliani si comprendeva come le AA.VV. erano lontane anni luce dalle loro necessità, bisogni, aspettative, mentre proprio queste, avrebbero dovuto avere a cuore i problemi del mondo venatorio.
Nel caso specifico, è intollerabile che nessun dirigente di AA.VV. abbia sentito il dovere di intervenire al Convegno!
Esiste forse un problema più grande per un cacciatore di vedersi sottrarre definitivamente il proprio territorio di caccia? Sono campanelli d’allarme che devono essere valutati attentamente dalle stesse AA.VV., ad oggi incapaci di cogliere i malumori della base.
Ogni tanto mi capita di ripensare ai momenti trascorsi a Lipari. Abbiamo dato forma e contenuto ad una protesta spontanea che proveniva e proviene dalla società civile ed abbiamo assistito ad una prima embrionale unità di intenti tra la base e forme organizzate di società civile.
Mentre eravamo sull’isola, neanche noi abbiamo avuto la piena consapevolezza di cosa potrebbe “iniziare a muoversi”………. lasciamo crescere questo “bambino” e lasciamogli trovare tempi e forme. Cerchiamo di capire se tutto ciò, oltre ad avere un presente, potrà avere un futuro!
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 7/22/2010
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