Citati i giudizio i vertici Pumex

Citati i giudizio i vertici Pumex Gazzetta del sud Leonardo Orlando Concluse le indagini preliminari sull'attività estrattiva illegale nelle cave di pomice gestite dalla "Pumex Spa" di Lipari. La Procura di Barcellona ha chiesto la citazione in giudizio dinanzi al Giudice monocratico di Lipari per i tre componenti del Consiglio di amministrazione dell'industria pomicifera e per due tecnici da cui dipendeva l'attività operativa dell'azienda di Porticello. I sostituti procuratori Olindo Canali e Francesco Massara hanno citato in giudizio l'industriale Vincenzo "Enzo" D'Ambra, in qualità di presidente e amministratore delegato dell'impresa; il direttore tecnico di cava e di stabilimento della Pumex Francesco Galvagno, il capo delle squadre di operai che in azienda distribuiva gli ordini di lavoro, Enrico Lo Monaco. Assieme a Vincenzo D'Ambra, inoltre, saranno processati – con accuse marginali rispetto a quelle contestate agli altri imputati – anche i due componenti del Consiglio di amministrazione dell'azienda, l'avv. Romeo Palamara e Giuseppina D'Ambra, albergatrice e sorella di Vincenzo. Le accuse sono quelle di violazione delle leggi sulla tutela ambientale, in particolare art. 181 comma I bis della legge 42 - 2004 e in rapida sequenza di furto aggravato ai danni dello Stato, art. 624 e 625 del codice penale. Seguono nelle contestazioni mosse agli indagati dai due magistrati inquirenti i reati di invasione e occupazione di terreni al fine di trarne profitto, art. 633; deturpamento di beni immobili art. 639 e distruzione e deterioramento di bellezze naturali, art. 734 del codice penale. L'inchiesta che ha portato alla richiesta di citazione in giudizio da parte della Procura di Barcellona è stata resa nota il 31 agosto dello scorso anno con il clamoroso sequestro giudiziario delle cave di pomice e delle aree circostanti su cui venivano stivati scarti di lavorazione industriale, residui di lapilli e inerti, oltre a materiali ferrosi. L'area industriale su cui la magistratura aveva fatto apporre i sigilli che ancora permangono è estesa per 1 milione e 300 mila metri quadrati di superficie situata in località Porticello e Punta Castagna. Il sequestro, ordinato dal Gip Marisa Salvo, è stato disposto perché per la "Pumex Spa" si stava effettuando "attività estrattiva abusiva di pietra pomice nell'area dell'ex cava di Porticello e la susseguente modifica morfologica della stessa area". Sarebbe inoltre stata riscontrata dalla magistratura l'assenza di una "prescritta autorizzazione" all'attività estrattiva, la distruzione o deterioramento di bellezze naturali, l'abbandono e il deposito incontrollato dello scarto dell'attività estrattiva abusiva depositata in località Punta Castagna, dove tra l'altro la Soprintendenza ai beni ambientali ha già dato indicazioni e direttive per risanare l'intera area. Per le contestazioni di furto aggravato l'Autorità giudiziaria ha rilevato che tra il 20 gennaio e il 24 luglio 2007 la Pumex si impossessava di rilevante quantità di pietra pomice di proprietà demaniale, sottraendola al demanio tramite attività di escavazione abusiva". Secondo la Procura nonostante il blocco decretato dalla Regione, nell'area si è proseguito nell'attività estrattiva, mentre invece era stata dichiarata dall'azienda in via esclusiva la lavorazione delle cosiddette scorte di lapillo e di altro materiale, per circa 70 - 80 mila metri cubi. Il sequestro, per il quale entro la fine di aprile si discute in Cassazione il ricorso dei legali della Pumex, era stato disposto dopo un'attività di monitoraggio del territorio, con rilievi fotografici, messa in atto dai carabinieri del Noe di Catania e dal Corpo Forestale. Le indagini dei magistrati Canali e Massara, hanno consentito di accertare che "la Pumex spa ha proseguito in assenza di titolo autorizzatorio, a svolgere attività estrattiva in località Porticello". L'attività di osservazione e controllo del territorio avrebbe invece consentito di accertare che "il prelievo di materiale è avvenuto anche da aree certamente non costituenti quei depositi, che la Pumex aveva, invece, dichiarato di utilizzare a supporto dell'attività consentita". Tra gli enti, le associazioni indicate come parti danneggiate dall'attività della Pumex, la Procura ha indicato, oltre al Ministero dell'Ambiente e alla Regione siciliana, l'Unesco che aveva sottoposte a vincolo paesistico le Isole Eolie nel corso della 24 ma sessione di Cairms del dicembre 2000, con la lusinghiera dichiarazione per l'arcipelago eoliano di "Patrimonio dell'Umanità". Parti danneggiate anche Legambiente e Comune di Lipari. Va infine detto che oltre al ricorso in Cassazione, la Pumex di recente ha chiesto al Gip del tribunale di Barcellona il dissequestro di Punta Castana per risanare l'area dai depositi abusivi sulla base delle indicazioni della Soprintendenza.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/10/2008

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