Michele Merenda
SALINA – Importante evento per i produttori di Malvasia di Salina. Nella giornata di lunedì, infatti, nei locali del resort di Capo Faro, si è tenuto il primo “Malvasia Day”, in cui si sono potuti degustare tredici produzioni differenti di Malvasia locale. Un’idea nata dalle menti di Alberto Tasca e Corrado Maurigi, ben presto sottoposta ai produttori dell’isola più verde delle Eolie. Quest’ultimi si sono dimostrati subito entusiasti dell’iniziativa ed hanno collaborato alla relativa realizzazione. Dopo la felice esperienza, vi è la seria intenzione di trasformare l’avvenimento in una ricorrenza che, come avvenuto quest’anno, non perda la sua base popolare ma che allo stesso tempo presenti una precisa connotazione tecnica per soddisfare gli addetti ai lavori. Al momento si stanno valutando i periodi dell’anno più consoni per sviluppare una simile iniziativa, ma l’esperimento sembra essere già riuscito: un confronto costruttivo tra i prodotti isolani, teso alla ricerca del confronto e quindi del miglioramento continuo della qualità. Ecco quindi l’importanza di cercare di dar continuità al “Malvasia Day”, che peraltro ha attirato molti visitatori. Tra questi, il famoso enologo Salvo Foti, la cui notorietà va ormai oltre il territorio regionale, il quale fa parte del consorzio “I Vigneri”. «Il nome del consorzio – ci ha spiegato Foti – si rifà ad un’antica maestranza del 1435. Già diversi anni fa mi ero ripromesso di portare avanti un approccio al settore vinicolo che fosse il più possibile completo, che andasse dalla vigna alla cantina. Ho sempre pensato che la qualità ed il rispetto della tradizione fossero dei valori da far comprendere ai produttori. Sicché – ci ha detto l’enologo –, penso che occorra coltivare meno le vigne ma più gli uomini. Di questa primo “Malvasia Day” – ha commentato – non posso che pensare bene. Quella di voler crescere assieme è una scelta encomiabile. Purtroppo sono cambiati i vitigni e forse in passato si sono fatte delle scelte che mancavano di professionalità. Ma oggi vedo un mercato che punta vero l’eccellenza. Ormai non basta creare un prodotto che sia solamente dolce; la concorrenza è forte, quindi il cliente fa dei confronti. Perciò occorre proporre qualcosa di valido a 360 gradi. Forse la globalizzazione ha portato un’eccessiva uniformità, ma è anche vero che un piccolo produttore adesso può essere conosciuto a livello mondiale. Un tempo era impensabile. Oggi bisogna vendere un territorio, con le sue informazioni e la sua cultura. È necessario essere onesti – ha concluso Foti – ed avere rigore nella produzione. Solo così potremo chiedere di più al consumatore».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 7/12/2011
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