Ars, Catalano decaduto subentra Bartolotta

Gazzetta del Sud Michele Cimino Palermo Santino Catalano ha lasciato l'Ars. In attuazione della sentenza della Corte d'appello del Tribunale di Palermo, che, confermando la sentenza di primo grado, ne ha accertato l'ineleggibilità, è stato, infatti, dichiarato decaduto e sostituito in aula dal primo dei non eletti nella lista del Mpa di Messina, l'on. Marcello Bartolotta. Catalano, a sua volta, era arrivato all'Ars in sostituzione dell'on. Fortunato Romano, anche lui ineleggibile. Appena insediato, però, anziché iscriversi al gruppo del Mpa, era passato con il Pid di Saverio Romano. Avrebbe dovuto esser sostituito all'inizio della scorsa estate, quando, sulla base della sentenza del tribunale di Palermo, era stato dichiarato ineleggibile dalla commissione Verifica Poteri, per aver in precedenza patteggiato una condanna a un anno e undici mesi per abusivismo edilizio e abuso d'ufficio in concorso. La decisione della commissione Verifica Poteri, però, era stata bocciata dall'aula, a scrutinio segreto, con 35 voti a favore e 38 contrari. Ieri, pertanto, in apertura di seduta, Marcello Bartolotta, medico di Santa Teresa Riva, ha pronunciato il giuramento di rito e il presidente di turno Camillo Oddo lo ha immesso nella carica di deputato. Con l'uscita di Catalano, preceduta solo qualche giorno addietro da quella di Nino Dina, il gruppo del Pid, salvo una deroga da parte dell'Ufficio di presidenza dell'Ars, rischia la cancellazione. Per l'art. 23 del regolamento interno, infatti, il numero minimo per costituire un gruppo parlamentare è di cinque deputati. E quelli del Pid, che inizialmente erano sette, sono ora quattro: Rudy Maira, Totò Cordaro, Marianna Caronia e Salvatore Cascio. Il gruppo del Mpa, invece, con l'arrivo di Mario Parlavecchio, che ha lasciato l'Udc, e di Bartolotta, passa da 12 a 14 deputati. Subito dopo il giuramento di Bartolotta si sarebbe dovuto proseguire il dibattito sul disegno di legge contenente interventi di sviluppo nei settori dell'agricoltura e della pesca. Il ddl, di iniziativa del governo, è stato contestato dalle opposizioni perché, come rilevato, in particolare, dal presidente della commissione di merito Salvino Caputo e dal presidente della commissione Territorio Fabio Mancuso, entrambi del Pdl, perché scarsamente corrispondente al testo trasmesso alla commissione Finanze, che avrebbe dovuto limitarsi ad esprimere il parere sulla copertura finanziaria. Per il capogruppo del Pid, Maira, inoltre, «manca il coordinamento con le politiche agricole nazionali e non c'è nessuna uniformità con la politica agricola comunitaria». Inoltre, per il capogruppo del FdS Titti Bufardeci se si vuole intervenire in favore dell'agricoltura, sarebbe più opportuno che il governo procedesse alla «dichiarazione dello stato di crisi, la semplificazione delle procedure per accedere ai vari benefici, la rimodulazione del Psr e l'accelerazione della spesa». Il dibattito proseguirà nella seduta odierna, mentre l'esame dei singoli articoli dovrebbe avere inizio con la seduta di martedì prossimo.

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 11/9/2011

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