Don Benedetto: basta sprechi nelle feste patronali

Don Benedetto: basta sprechi nelle feste patronali Riceviamo da don Benedetto Nicotra di Leni e pubblichiamo: PADRE BENEDETTO: "MA SIAMO SICURI CHE I NOSTRI SANTI PATRONI HANNO BISOGNO DI QUESTI FUOCHI D'ARTIFICIO?" Iniziò con una curiosità che non riesco a capire. Perché a Lipari per ben quattro volte l'anno festeggiano alla grande il protettore S. Bartolo, non solo con le celebrazioni Eucaristiche, che ben vengano e speriamo che alimentino la fede in Cristo Gesù. Ma perché bisogna per forza celebrare le feste patronali con i fuochi pirotecnici? Chiunque sia a farsi carico di questi fuochi penso che sia una spesa assurda festeggiare per ben quattro volte lo stesso patrono con i fuochi pirotecnici. Non voglio sapere il costo o la spesa. Ma perché spendere questa cifra? La festa più importante viene fatta in Agosto con fuochi che pare che non terminano mai. Ma perché noi chiesa, non riusciamo ad educare ai valori essenziali, come fede in Dio, in Cristo Gesù attraverso S. Bartolo, alla frequenza della vita sacramentale? Purtroppo sono convinto che la risposta sarebbe la stessa che sento dire da molto tempo: "Abbiamo sempre festeggiato così". Anche a Rinella per la festa patronale di S. Gaetano durante l'estate per i villeggianti, il comune stanzia una cifra per i fuochi. Ma perché "sperperare" quando non riusciamo a tirare avanti, per questa crisi che sta attanagliando tutti, specie le pubbliche amministrazioni, che non riescono neanche a far fronte ai servizi di prima necessità? La scorsa estate, in occasione della festa patronale di S Gaetano, non riuscendo a creare un comitato per organizzare una festa folcloristica e non trovando persone disponibili per la questua inviai una lettera al comune di Leni, protocollata, dicendo che io come sacerdote mi sarei solamente occupato della festa liturgica: “Celebrazioni e Processione”. Venni tempestato da telefonate qualcuna anche intimidatoria. "Manderemo una lettera anonima al vescovo per farvi cacciare via da Salina" mi venne spesso detto. Il tradizionalismo è un bulldozer. Per i prosternati al "si è fatto sempre così" il tradizionalismo conta più del Vangelo. Non importa in che secolo si vive. Si ignorano i segni dei tempi con i quali l'homosfera e l'ecosfera lanciano segnali allarmanti di sofferenza e debolezza. Poco importa se le famiglie stentano a sbarcare il lunario cercando di arrivare alla fine del mese, per le tasse eccessive, per il lavoro che scarseggia, per i progetti che, anche qui a Salina credo già dal prossimo anno, non ce ne saranno più spingendo ad un secondo esodo migratorio i giovani. E' trascurabile che nel mondo si allarghi il divario tra gli scandalosi privilegi dei ricchi, che diventano sempre più ricchi, e le assurde sofferenze dei poveri, ridotti in uno stato di sempre maggiore povertà e degrado. Se per mantenere queste disuguaglianze si combattono guerre sanguinose contro chiunque si ribelli o metta in pericolo gli interessi economici dei paesi dell'opulenza, né turbamento né vergogna sfiorano il cuore indurito dei cultori del quieto vivere: "anima mia, riposati, mangia, bevi e datti alla gioia" (Lc 12, 19). La tradizione dei fuochi d'artificio, luminarie e bloccamenti vari è un bulldozer che passa sopra tutto. Addirittura userei anche un altra assurdità. Immaginate di prendere 600 biglietti da cinquanta euro, ben 30 mila euro (solo la metà dei soldi scialacquati per una festa patronale). Legateli a mazzetto e con un paf di fiammifero consegnateli alle fiamme. Bloccate le conseguenze di questo gesto in un'immagine. Cosa vedreste? Due elementi: fuoco e follia. In pochi secondi una fiammata ha ridotto in cenere l'equivalente monetario di 750 giornate lavorative di un contadino meridionale, 4500 ore di lavoro. Ha vanificato la possibilità di salvare da morte per dissenteria medica con gli integratori salini 250 mila bambini, oppure guarire dalla lebbra 230 uomini, finanziare la costruzione di centinaia di cisterne o vasche per la raccolta dell'acqua piovana nei paesi colpiti dalla siccità, o ancora adottare a distanza per un anno 240 bambini poveri. L'elenco potrebbe proseguire a lungo. Quante opere meravigliose si potrebbero realizzare con 30 mila euro? Tante quante ne suggerisce la generosità di chi ha il compito di gestire una simile somma. Consegnarla al fuoco stronca sul nascere ogni possibilità. L'atto piromane sarebbe considerato unanimemente l'opera di uno psicopatico. Se a compiere il medesimo gesto non è un individuo isolato ma un'intera comunità, il suo contenuto di follia viene ad essere diluito e distorto a tal punto dalla coscienza collettiva assopita da essere giudicato con favore. Perfino plaudito. Non certo da quei poveri che fame e disperazione rendono anche capaci di uccidere i figli che non possono più nutrire o che mangiano resti di cibo nelle discariche o carogne di cani. Queste vittime della miseria sono derubate ogni qualvolta un uomo o la collettività nelle sue dimensioni micro, meso e macro, va oltre i suoi bisogni fondamentali, appropriandosi arbitrariamente di quanto altri necessitano per vivere. E' l'elementare dinamica alla base di ogni ingiustizia sociale. La miseria disumana non è una fatalità, ma la diretta conseguenza di una lunga catena di egoismi individuali e comunitari. Gli enormi sprechi delle feste patronali sono un lampante esempio di egoismo comunitario, un beffardo pugno nello stomaco ai nostri fratelli poveri. Ci viene facile dire ma a te che importa sono "i sacrifici umani dei devoti". Un filo rosso lega i sacrifici umani delle religiosità primitive, quelli umani ed animali degli indù per compiacere la dea Kalì, il barbaro rito del lancio della capra dal campanile della chiesa durante la festa del santo patrono (che, ancor'oggi, sopravvive a Manganeses de la Polvorosa - Castilla Leon - un piccolo paese nel Nord della Spagna) agli enormi "sacrifici" di denaro sperperati per ingraziarsi il santo patrono. Al contrario di ciò che si può credere, in occidente i sacrifici umani non sono scomparsi. La religione dei devoti li celebra ancora, ma i riti truculenti e il sangue sono stati allontanati il più possibile, nel Terzo mondo! Cosa penserebbe uno dei milioni di bambini, "invisibili" agli occhi dei sazi, che sta morendo di diarrea se sapesse che l'equivalente monetario (donato o negato) di un solo botto potrebbe significare per lui la vita o la morte? E' quanto mai opportuna una educazione dei fedeli alle scelte cristiane coerenti al Vangelo attraverso una nuova catechesi. L'energia dirompente e rivoluzionaria delle beatitudini, il programma di vita dei cristiani, è celata sotto una spessa coltre di polvere, soffocata dal tanfo delle statue dei santi e dall'aria asfittica delle sacrestie.

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/22/2013

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