Non occorre essere dei qualificati sommelier per apprezzare del buon vino. Il colore è topazio brillante, ambrato come il sole, il sapore è un misto di albicocche, fichi, miele d'acacia e fico d'india. In bocca si sprigiona tutto il calore del sole di Vulcano, 15.5 vol, non per nulla Guy de Maupassant ne La vita errante utilizza l’appellativo “le vin du diable” o “sciroppo di zolfo” per definire la malvasia delle Eolie.
Piacevole al palato, nelle note fresche e armoniose di questo passito si percepisce tutto l’amore e la determinazione di Paola Lantieri.
È un passito delle isole Eolie. La “Malvasia delle Lipari Doc” cantine Lantieri, composta secondo la disciplinare di produzione, è ottenuto con le uve dei seguenti vitigni: malvasia delle Lipari (massimo 95%) e Corinto nero (5%) naturalmente entrambi tradizionalmente coltivati e lavorati nell'arcipelago delle Eolie.
L’azienda agricola Lantieri è uno dei massimi esempi di entusiasmo e determinazione, requisiti indispensabili per ottenere un vino così eccellente in un luogo quasi ostile, un miracolo della natura. Non è stato facile abbattere le difficoltà logistiche, Vulcano è terreno sabbioso, vulcanico appunto, il vitigno digrada verso il mare dalla punta più a sud, Punta dell’Ufala, un luogo di ritiro per il ristoro dell’anima, con la casa dei gerani in cima, dove tutte le provviste arrivano dalla terraferma e l’acqua scarseggia.
In un terreno di circa 8 ettari, che si sviluppa in una zona incontaminata di Vulcano, isola dove nessuna cantina era presente, Paola Lantieri ha impiantato 4500 ceppi con una resa di 28 quintali di uva oggi, sufficienti a realizzare 8000 bottiglie di pregiato passito.
La prima vendemmia avvenne nell’ultima settimana dell’agosto del 2006, dopo appassimento al sole su cannizzi, i tipici graticci di listarelle di canne, di uve sovra mature, raccolte e selezionate manualmente. Paola Lantieri non utilizza uve da terzi, solo quelle dei suoi vitigni, protette da tutte le avversità del territorio: api, uccelli, roditori, e senza aggiungere lieviti, lascia fermentare lentamente.
Solo la caparbietà di ottenere un buon vino ha portato questa donna, quasi astemia, innamorata di questi 21km quadrati di fumarole e solfatare, con poche centinaia di abitanti, a realizzare questo passito Doc.
Dai formaggi erborinati, alla pasticceria secca, passando per i dolci tipici della nostra isola, la Malvasia si presta ad essere gustata durante i pasti come a chiusura di questi.
Provate a pasteggiarlo tra una fetta di cassata e un cannolo, tra una goccia di cioccolato naufragata nella crema di ricotta e un candito… sperimenterete l’amore e l’estasi del palato!
Di Anna Agata Mazzeo
Foto di Massimiliano Montes da gustodivino.it
Data notizia: 3/13/2014
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