La curiosità per le bellezze e le attrazione delle Isole Eolie ci porta, oggi, a scoprire qualche particolarità di Alicudi.
Isola aspra e selvaggia, è il simbolo della convivenza tra uomo e natura. Il territorio di Alicudi, infatti ha una struttura molto complessa e ostile agli insediamenti, ma l’uomo è riuscito a conquistarla cercando di non incidere in maniera troppo negativa sull’ambiente: non ha infatti violato l’aspetto selvaggio dell’isolotto, anzi ha reso questo luogo affascinante, un misto tra magia e mitologia.
Anche Alicudi, così come le sue sorelle, offre ai visitatori delle bellezze naturali e panoramiche da spezzare il fiato. Sono diversi i punti di interesse da cui ammirare un paesaggio suggestivo e questo è possibile per la presenza dei numerosi terrazzamenti: gradoni alti circa 4 metri che delimitano le piccole proprietà degli abitanti, ricoperti dai capperi e dai ficodindia che danno colore allo scenario.Ma l’isola di Alicudi offre ancora altro: qualcosa che si mescola con il presente e il passato, qualcosa che dà l’impressione che il tempo si sia fermato. I famosi “pagghiari” di Alicudi. Elementi caratteristici dell’architettura locale, sono presenti in tutte le strutture antiche. I “pagghiari” nascono per l’esigenza dei pastori di ripararsi nel caso in cui venissero sorpresi da piogge e temporali durante le loro passeggiate con il pascolo. È un ambiente piccolino, a pianta circolare, coperto da una volta costruita con la tecnica delle pietre giustapposte. All’interno, i pastori lasciavano gli attrezzi necessari alla lavorazione di terra e paglia. Le operazioni di costruzione erano molto complesse e richiedevano la presenza di uomini adulti e forti per lo spostamento delle pesanti pietre. La lavorazione era comunque precisa e ben fatta, tanto che oggi sono pochissime le strutture crollate. I “pagghiari” si trovano lungo i sentieri rappresentando, così, quel valore in più delle passeggiate dei visitatori, che si ritrovano ad ammirare un paesaggio selvaggio ma allo stesso tempo poetico, si sentono quasi come i soggetti di un dipinto neorealista.
Non resta che… provare per credere!
di Maria Catanuso
Data notizia: 4/30/2015
dalla nostra Daniela Bruzzone
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