Il tempo passava e le Eolie crescevano di importanza diventando così, inevitabilmente, l’oggetto del desiderio dei conquistatori. I primi furono i Greci che diedero alle sette isole il nome attuale di Eolie (Αιόλιαι) ritenendole la dimora di Eolo, il dio dei venti. Sotto il dominio Greco l’Arcipelago crebbe sempre più in importanza commerciale grazie agli scambi con Etruschi e Fenici. Ma quel dominio finì con le guerre puniche (tra Roma e Cartagine) così vaste e diffuse che persino le Eolie furono teatro di scontri navali e terrestri. I Romani, vincitori finali su Annibale, fecero delle Eolie un enorme mercato per il commercio delle zolfo, dell’allume, del sale, del vino e del garum (una prodotto gastronomico che sarebbe ben poco gradito al nostro palato ma di cui oggi troviamo la discendente colatura di alici che invece incontra la nostra totale simpatia gustativa). Ai Romani si sostituirono in maniera sanguinosa e violenta, nell‘836 d.C., le armate di al-Fadl ibn Ya’qub un emiro arabo proveniente da quella zona che oggi conosciamo come Tunisia. L’influenza araba sulle usanze, i costumi, la cucina Eoliana fu talmente pesante che sussiste tutt’oggi. Nell’XI secolo fu la volta dei Normanni che, oltre ad altri numerosi edifici, costruirono a Lipari la Basilica Concattedrale di San Bartolomeo. Conquistate in seguito dagli Spagnoli le Eolie vissero un capitolo terribile della loro Storia quando Solimano il Magnifico, alleato dei Francesi, le aggredì massacrando più della metà degli abitanti e deportandone un enorme numero. Seguirono colonizzazioni prima spagnole, poi da parte di molti abitanti di varie zone dell’Italia. Durante il Regno Borbonico a Vulcano sorse una colonia penale i cui detenuti ai lavori forzati estraevano allume e zolfo. Dopo la caduta dei Borboni le Eolie hanno seguito le sorti storiche di tutto il Meridione d’Italia.
Ancora oggi le Eolie sono oggetto del desiderio di molti Popoli, ma fortunatamente, solo dal punto di vista turistico.
di Margherita Maria Caruso Galanti
Data notizia: 10/8/2015
dalla nostra Daniela Bruzzone
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