Anche quest'anno è stata condotta una campagna esplorativa dei fondali di Lipari, Filicudi e Panarea da sub e tecnici della Soprintendenza del Mare siciliana, sotto la direzione di Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca. L'Aeolian Islands Underwater Archaeology Project ha l'arduo obbiettivo di far conoscere il vasto patrimonio archeologico disseminato nelle acque dell'arcipelago eoliano a profondità poco accessibili alla subacquea ricreativa. Le ricerche hanno potuto appurare la presenza di relitti e siti tuttora perfettamente integri e ben conservati. Durante il mese di settembre sono proseguite le indagini, già avviate nel 2014, intorno il relitto Panarea III, a 115 metri di profondità. Dal sito sono stati recuperati: alcuni piatti da pesce, tre anfore greco italiche e un'anfora punica Mana C. L'archeologo Michele Stefanile, ha riferito che nelle acque di Lipari, nella zona della Secca di Capistello, sono stati rinvenuti un ceppo in piombo di età ellenistico-romana completo di contromarra, una brocchetta pertinente probabilmente al corredo di bordo di una delle navi inabissatesi e un altare votivo che faceva parte della dotazione di bordo, completo di base e colonna modanata. Quest'ultimo – aggiunge Stefanile - "costituisce una scoperta eccezionale per la rarità del ritrovamento e per la difficoltà del recupero. Il reperto, infatti, si trovava alla ragguardevole profondità di 114 metri, in prossimità di uno strapiombo abissale”. Le attività svolte, invece, nelle acque di Filicudi hanno riguardato la verifica dello stato di salute e la documentazione video fotografica del famoso relitto della nave inabissatasi nei pressi della Secca di Capo Graziano ad una profondità prossima ai 130 metri.
di Melissa Prota
Data notizia: 3/12/2015
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