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Quello che non si dice
Sappiamo tutti come vanno le cose...
Risulta però spesso difficile per motivi di "opportunità" dare voce all'insoddisfazione (motivata o meno) per l'operato di chi detiene il ruolo più alto della comunità e il compito più nobile: quello di guidarla. Gli esempi nazionali non aiutano la formazione degli amministratori locali, ma in uno stato di crisi come quello attuale è inammisibile che i nostri delegati alla gestione della cosa pubblica continuino anacronisticamente ad operare alla "vecchia maniera". Come servizio alla comunità mi preme sfatare luoghi comuni e finte giustificazioni che confondono i cittadini più ingenui, facendone soldati-elettori impegnati in guerre suicide.
Eccone alcuni esempi: Si dice che manchino le risorse per provvedere ai bisogni, ma a guardare i bilanci comunali fiumi di denaro si perdono per la cattiva gestione e per il mantenimento delle clientele elettorali, a scapito dei servizi alla collettività e dello sviluppo. Sento amministratori che confessano onestamente l'incapacità o l'impossibilità di risolvere un problema, ma considerato che sono nominati e pagati esclusivamente per fare quello, atto sensato e gradito e vero segnale di protesta nei confronti delle "più alte sfere" sarebbe rassegnare le dimissioni lasciando ad altri le incombenze. Sento dire, quando un servizio o una strada non rispondono a standard di decenza, che la responsabilità appartiene alla provincia o alla regione; ma la Sicilia e i suoi enti locali sono della stessa parte politica ormai da molto tempo e chi possiede anche solo i primi rudimenti di politica sa che il politico locale ha un suo referente-superiore alla regione e/o al parlamento al quale rivolgersi per le necessità del suo territorio. In questa organizzazione gerarchica, ci sarebbe dunque una parte, (referente-superiore o politico locale), che non adempie ai suoi doveri. Mi spiego meglio. Se le cose non funzionano le ipotesi sono due: o il politico locale dopo essersi speso al servizio del suo referente non ha il "coraggio" o i modi adatti per chiedere il dovuto per il territorio affidatogli, oppure il referente non vuole o non è capace di soddisfare le esigenze dei suoi fedeli sottoposti; in entrambi i casi la situazione imporrebbe di cambiare gli attori di questo patto non onorato di reciproco impegno, cambio che, nel nostro panorama politico inspiegabilmente non avviene mai. Non finiscono qui gli esempi citabili, ma bastano quelli forniti a chiarire che dietro condizioni di disagio ci sono spesso motivazioni non legate al "fato" ma alla pochezza e all'approssimazione degli uomini. Mi consola sapere che il tempo è amico della verità e punisce gli errori, ma considerata la brevità di quello rimastoci per evitare il disastro mi permetto un invito fraterno e lungimirante ai nostri imperturbabili politici: cambiate di vostra iniziativa il "modus operandi", perchè provando e riprovando è possibile che il cambiamento si realizzi "partendo dal basso" ed in questo caso per voi sventurato, come la storia insegna, le "teste che cadranno" saranno parecchie...
CORDIALMENTE
LUCA CHIOFALO
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 8/29/2008
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