Interessanti le diverse vite dei nove mecenati.
Cristiano Banti è un pittore molto benestante, che spesso svolge opera di mecenate a favore dei propri compagni macchiaioli, raccogliendo opere dei suoi amici artisti in difficoltà. Diego Martelli è un critico.
Rinaldo Carnielo è pittore, scultore e collezionista di origine trevigiana che frequenta gli anziani Macchiaioli, legato da grande amicizia a Fattori e a Lega e la sua collezione è una delle più ricche per quantità di opere.
Edoardo Bruno è l’imprenditore torinese, che fa del primo piano della sua dimora rinascimentale alle porte di Firenze il forziere in cui custodire il suo tesoro: una quadreria composta da centoquaranta dipinti, tra i quali il noto Cucitrici di camicie rosse del 1863 di Odoardo Borrani, icona della pittura macchiaiola.
Gustavo Sforni collezionista, intellettuale, pittore e mecenate fiorentino, cultore dell’opera di Giovanni Fattori di cui ama collezionare i piccoli formati.
Mario Galli, il più acuto e raffinato intenditore dei Macchiaioli, scultore fiorentino, che si indebita pur di avere le loro opere, che poi si vede costretto a cedere a ricchi collezionisti.
Enrico Checcucci, cui dobbiamo la prestigiosa raccolta di capolavori macchiaioli toscani.
Non solo Macchiaioli invece nella collezione di Camillo Giussani.
Chiude la nona sezione dedicata all’occhio conoscitore e all’anima di collezionista di Mario Borgiotti, anche grande divulgatore dell’arte dei Macchiaioli.
Il Ponte Vecchio a Firenze del 1879 di Telemaco Signorini, da Borgiotti recuperato fortunosamente sul mercato inglese, già vale la mostra, che di Signorini regala al visitatore anche Sulla terrazza a Riomaggiore insieme ai capolavori degli altri colleghi italiani che hanno fatto grande il movimento pittorico cui è intitolata l’esposizione al Chiostro del Bramante fino al 4 settembre.
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 2/22/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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