Alicudi e Lipari - 6 ottobre
Al nostro risveglio, il vento ci aveva spinto a nord; navigavamo di bolina per doppiare Alicudi, ma lo scirocco e il grecale che soffiavano insieme facevano a gara a non permettercelo. Per conciliarli o dar loro il tempo di calmarsi, ordinammo al capitano di accostare il più possibile all'isola e di mettersi in panna.
Alicudi è l'antica Ericodes di Strabone, il quale, come tutti gli antichi, conosceva solo sette isole Eolie: Strongyle, Lipara, Vulcania, Didyme, Phoenicodes, Ericodes ed Evonimos. È difficile imbattersi in qualcosa di più triste, più tetro e desolato di quest'isola infelice che forma il lato occidentale dell'arcipelago delle Eolie. È un angolo della terra dimenticato al momento della creazione, è rimasto al tempo del caos. Nessun sentiero raggiunge la sua vetta o segue le sue coste; alcune piste tortuose, scavate dalle acque piovane, sono gli unici camminamenti offerti ai piedi martoriati dalle pietre taglienti e dalle asperità della lava.
Su tutta l'isola non un albero, non uno spicchio di verde su cui riposare gli occhi; soltanto, sul fondo di qualche gravina, tra gli interstizi delle scorie vulcaniche, rari steli di quell'erica che ha indotto Strabone a chiamarla, a volte, Ericusa. Eppure, su questo cantuccio di lava rossastra vivono in misere capanne centocinquanta o duecento pescatori, che hanno cercato di sfruttare le rare briciole di terreno sfuggite alla distruzione...
Data notizia: 11/25/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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